19a Domenica Ordinaria, 07.08.2016
Dov'è il vostro tesoro, là
sarà anche il vostro cuore
Essere
svegli e tenersi sempre pronti ad aprire il cuore al Signore
che è venuto, viene e verrà, è la vocazione di ogni
cristiano, mentre per la mentalità consumistica mondana,
l’essenziale è raccontato nel ‘voglio tutto ciò che mi piace
e lo voglio subito e senza fatica’! Attendere, così, è tempo
perso! L’attesa evangelica, invece, non consiste in
un’attesa vuota, ma è già fondata ed animata dall’Atteso:
Cristo Gesù, mandato a noi dal ‘Padrone’ del mondo, come lo
Sposo di tutta l’Umanità. Per attenderLo, bisogna vigilare,
vincere la stanchezza con la certezza di dover incontrare
Qualcuno, che da sempre mi ama! E se davvero sto aspettando
chi amo, nessuna attesa può stancare o sembrare lunga,
perché è già vivificata dall’Amato che si attende (Vangelo).
Attendiamo e andiamo incontro alla nostra Salvezza, come il
Popolo Eletto, che ha creduto le Promesse fatte ai Padri, la
loro Liberazione (prima Lettura). È la Fede, che ‘è
fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si
vede’ (seconda Lettura), a sostenere e vivificare la nostra
attesa della definitiva Salvezza, come Abramo, il Padre
della Fede, che ha fondato tutte le scelte della sua vita
sull’ascolto della Parola del Signore e nella fedele e
devota obbedienza ai Suoi Comandi e nella fedele esecuzione
del Suo Volere, culminato in quella potente risposta di
amore e di fiducia incrollabile del suo cuore in tempesta,
al figlio, che procede insieme con lui verso il suo
sacrificio: ’Dio
provvederà, figlio mio’ (Gn 22,8)!
Gesù, nel Vangelo di oggi, completa il Suo insegnamento,
attraverso le parabole dell’amministratore saggio
nell’amministrare i suoi beni, a lui affidati, nella fedeltà
e nella giustizia; del servo traditore, nel suo compito di
servire gli altri servi e con la Sua conclusione ‘Chi molto
ha ricevuto, molto di più deve dare e molto di più gli sarà
richiesto’, impegna, così, tutta la Sua Chiesa ad attendere
lo Sposo, servendo con sollecitudine gli altri, perché è
proprio nel servizio per amore verso i fratelli, che
pregustiamo e prepariamo l’Incontro e pregustiamo la
Comunione con Cristo-Sposo, il Quale c’invita e ci comanda
di vivere, nell’operosità, il dono del tempo e dell’attesa,
rendendo fruttuosa di opere buone e misericordiose la nostra
vita nella fedeltà, nella fiducia e vigilanza amorose.
Vigilare è
servire, dunque, nel
presente con costanza e tendere all’Incontro nella vigilanza
e con perseveranza. Noi, infatti, siamo solo responsabili
del tempo e della nostra vita, doni gratuiti di Dio, non
padroni e possessori! La
povertà evangelica non nega il valore
dei beni terreni e non li disprezza, ma ne precisa il fine,
che è la destinazione universale e la condivisione fraterna,
indicandoli come semplici mezzi, che mai possono essere
trasformati in fine! Domenica scorsa, Gesù ce lo ha ripetuto
in tutte le lingue che la vita non dipende dai beni che
abbiamo accumulato! Dobbiamo, perciò, ‘vivere sulla terra
come pellegrini’, pronti sempre a riconsegnare la vita in
qualsiasi momento ci venga richiesta, e vivere l’attesa
dell’incontro definitivo con il Salvatore, senza smodate
frenesie, da una parte, e senza fredda indifferenza e
accidiosa inoperosità, dall’altra. L’Eucaristia
è sorgente e ragione dell’attesa del pellegrino, pronto
sempre a ripartire verso la meta, a spostare la sua tenda
verso altri pascoli e fonti, a liberarsi di tante cose per
trovare il tesoro del suo cuore: la Parola del Pastore; il
pellegrino, quindi, impara a conoscere e distinguere il
‘rumore’ unico e inconfondibile dei passi del Pastore, a
distinguere chiaramente la Sua voce e, prima, addirittura,
che bussi, Gli apre il cuore, a Lui lo consegna e in Lui
trova la sua gioia eterna. È l’ascolto quotidiano della Sua
Parola che allena ed affina le orecchie del nostro cuore
all’ascolto e illumina gli occhi della mente per non mancare
all’appuntamento con Colui che è venuto, viene ogni giorno e
verrà e per non perdere la comunione con Lui,
il Signore, al Quale, nell’Eucaristia, gioia e culmine della
nostra attesa, cantiamo acclamando: ‘Annunciamo
la Tua Morte, Signore, proclamiamo la Tua Risurrezione
nell’attesa della Tua Venuta.
Ultimo aggiornamento: 04/08/2016 - 20:09