5a Domenica Ordinaria, 07.02.2016

Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono
Dio, nella Sua Sapienza infinita, chiama e coinvolge tutti ad essere Suoi collaboratori umili e fedeli, nel voler realizzare il Suo Disegno di Salvezza universale e di Misericordia infinita. Nella prima Lettura, Dio si manifesta a Isaia, nella Sua Onnipotenza, facendogli scoprire la sua inadeguatezza e lo scuote e smuove dalle sue certezze, lo purifica dalle sue impurità e lo libera dalle sue paure, per affidargli la Sua Parola, consacrandolo Suo portavoce e collaboratore. Nella seconda Lettura, affida agli Apostoli e a Paolo l’annuncio della morte, della sepoltura e della resurrezione del Figlio Suo, Gesù Cristo, che vivo, vive e agisce, in mezzo a noi, trasformando l’uomo con la Sua grazia redentiva e salvifica. Nel Vangelo, Gesù, chiama i primi discepoli nella loro quotidianità faticosa e deludente, rivelando la Sua potenza nel ‘segno’ dell’abbondante pesca fuori ogni possibilità naturale. Riunisce gli uomini delle diverse barche a concorrere per impedire che le reti stracolme di pesci facessero affondare la barca, riportandole, insieme, a riva; questi si lasciano prendere da Lui, nonostante la presa di coscienza della loro inadeguatezza tramite le parole di Simone, ma Gesù li coinvolge nella Sua sequela con le parole rivolte allo stesso Simone: ‘non temere; d’ora in poi, collaborate con Me a sottrarre gli uomini da morte sicura’. Il racconto di una notte di grande fatica e sacrificio senza nulla aver preso, è metafora (immagine e simbolo) della fatica e delle sofferenze di vario tipo che comporta la fedeltà alla missione di andare a predicare il ‘Vangelo’. Ma, Gesù assicura che Egli è e sarà sempre presente a rincuorarci, ad incoraggiarci e a sostenerci. Perciò, non dobbiamo temere nulla (Vangelo). Come Gesù ha chiamato Simone ad essere, insieme a due soci, pescatore di uomini, così, Dio ha chiamato Isaia ad essere Suo profeta. Egli riconosce la Sua miseria in confronto alla missione, si lascia purificare e risponde ‘eccomi, manda me’ (prima Lettura). E così, ha chiamato e consacrato tutti Noi nel Battesimo quali Suoi profeti, Suoi sacerdoti, Suoi collaboratori e amici!

In Aeternum Misericordia Eius!
Il Giubileo della Misericordia è la grazia immeritata da parte nostra ed assolutamente gratuita da parte di Dio, da sperimentare ogni giorno e per tutta la vita; siamo chiamati, prima di tutto, a prendere consapevolezza della nostra miseria e del nostro peccato: Isaia si riconosce un uomo piccolo, inadeguato e dalle labbra impure; Dio misericordioso lo purifica, lo fortifica e lo predispone a dire e ad offrire il suo ‘eccomi’, come Maria, l’umile serva del Signore. Paolo riconosce il suo peccato, quello di aver perseguitato la Chiesa di Dio, e lo stesso Cristo, perciò, ora, lo trasforma con la Sua grazia in apostolo, anche se l’infimo tra tutti. Pietro davanti alla potenza dei segni di Gesù confessa di essere un peccatore e chiede, perciò, a Gesù Signore di allontanarsi da lui. La Misericordia è tutta qui; di noi peccatori, convertiti e purificati, Dio vuole servirsi, quali collaboratori coinvolti nella Sua Misericordia: Misericodes Sicut Pater! Dio manifesta la Sua potenza nei serafini, ma soprattutto nel perdonare le nostre ripetute infedeltà! Non solo i Serafini, Dio, sceglie per purificare le nostre labbra impure, nella Sua misericordia, ma attende anche la nostra risposta a tanto infinito Suo amore nell’ECCOMI di Isaia, nel CREDO di Paolo, nella RISPOSTA di Simone e dei compagni, i quali lasciano a terra le loro fragili barche, si liberano da tutto ciò che impedisce di seguirLo con gioia e libertà, per avventurarsi, insieme con Lui, nell’altra pesca, questa sì veramente ‘miracolosa’, quella di andare a cercare e trovare uomini e donne da ‘pescare’ per ‘sottrarli a morte certa e preservarli e mantenerli in vita’!

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Ultimo aggiornamento: 04/02/2016 - 17:47