23a Domenica Ordinaria, 04.09.2016

Come divenire ed essere Suoi Discepoli
La Parola di Dio, oggi, ci ammaestra che da soli e con le sole nostre forze, mai potremmo conoscere il Suo volere su di noi e mai potremmo immaginare che cosa vuole il Signore! Dio, però, ci dona la vera Sapienza e ci invia il Suo Spirito per farceli conoscere, comprenderli e viverli. Solo lo Spirito Santo di Dio dona la Sapienza dall’alto, capace di ‘raddrizzare’ i sentieri del cammino degli uomini, di ‘educarli’ sui/ai valori autentici della vita, ‘su ciò che è gradito a Dio’ ed ‘essere così salvati’ (prima Lettura). Paolo, vecchio e in catene per l’estrema fedeltà al Vangelo, ha accolto, convertito e battezzato Onesimo, lo schiavo di Filemone e a lui lo rimanda, ricordandogli che anche egli è in debito per tutti i doni che ha ricevuto, e raccomandandogli di non considerarlo mai più un suo schiavo, ma di ri-accoglierlo come figlio carissimo e come fratello, uomo affrancato e libero (seconda Lettura). Il Vangelo ci insegna chiaramente e semplicemente che Gesù è più importante di tutto e di tutti e viene prima di tutti e di tutto e deve essere amato sopra tutti e prima di tutti! Gesù è appena uscito dalla casa del Fariseo, dove ha tenuto, durante un pranzo, la mirabile lezione dell’ultimo posto e dell’invito da fare solo a quanti non possono contraccambiare e, ora, inizia una nuova tappa del cammino verso la croce, seguito dalla ‘folla numerosa’, alla quale Egli detta nuovi ed esigenti insegnamenti. È quella folla che, altrove, cerca Gesù (Lc 9,11), Lo circonda (Lc 11,29) e viene anche interpellata da Lui (Lc 12,54; 13,1). La folla è numerosa, ma a Gesù non importa affatto la quantità di coloro che andavano con Lui. Egli cerca, ponendoli di fronte alla dura esigenza della Sua sequela, veri ed autentici discepoli, proclamando, con chiarezza e vigore, le esigenze del seguirLo, anche a costo che gli occasionali e improvvisati ‘discepoli’ Lo abbandonino. Gesù stesso, sconfessa e scoraggia, quindi, la ‘facilità’ della sequela superficiale e occasionale, dichiarando, con estrema chiarezza e per tre volte, che chi non accoglie e non vive di queste Mie esigenze radicali, ‘non può essere Mio discepolo’ (Lc 14,26.27.33) in alcun modo!
In sintesi, allora, odiare’ non significa ‘provare avversione’, ma, piuttosto ‘amare di meno’, ‘non mettere al primo posto’, per affermare l’amore prioritario per Gesù che fonda la gerarchia dei nostri amori e delle nostre relazioni di amore. Se l’amore per il Signore, dunque, è al primo posto, sono possibili infiniti amori perché saranno amori sempre ordinati dal Suo più grande amore. Gesù non vuole odio né rigidi distacchi e rotture, né disgusto e né disprezzo per le persone e per le cose che ci ha dato e consegnato. Comanda solo il riordino nella nostra vita delle priorità delle scelte e della gerarchia dei valori e richiede, da coloro che Lo vogliono seguire, lo stesso amore prioritario ed esclusivo, del primo Comandamento (Es 20,3-6), che è la fonte e il fondamento di tutti gli altri. Portare la croce va sempre associato ad ‘andare dietro a Gesù’, poiché indica la sequela di Cristo fino a dare (perdere) la ‘propria vita’ nel farne dono agli altri, così come Egli ha fatto con la Sua morte in croce. Rinunciare a tutti i beni: la sequela di Gesù esige determinazione, esclude tentennamenti e mezze misure; disposti a sacrificare tutto per Lui, anche gli affetti familiari e persino la propria vita. Rinunciare a tutti i beni, infatti, è possibile solo come esercizio di libertà e come dono d’amore. Il giovane ricco, invece, perché posseduto dai suoi beni, si chiude all’amore di Gesù e non sa rispondere alla chiamata esigente del ‘Maestro buono’ che ‘l’amò’ e gli disse: ‘una cosa sola ti manca: vai, vendi, dallo, vieni e seguiMi’ (Mc 10,21).
Gesù, oggi, si ferma, si volta verso di noi tutti, che diciamo di volerLo seguire, vuole colpire il cuore di ciascuno: ha compassione di noi che Lo seguiamo a modo nostro. Con i Suoi insegnamenti chiari ed esigenti ci libera da tante falsità camuffate di religiosità inconsistenti e ipocrite, e fa chiarezza nella nostra vita personale e di relazione. Insegna Gesù: le grandi scelte, la più grande, quella di seguirLo, non si fondano sull’entusiasmo passeggero, su false motivazioni, sul successo ottenuto dalla maggior visibilità, ma da come saper ‘costruire una torre’ e dal come poter ‘vincere una guerra’! Le grandi idee, i grandi progetti non si nutrono di facili e passeggeri entusiasmi! Le Sue condizioni, senza le quali, falso e vanitoso è il nostro discepolato, fondano il nostro divenire ed essere cristiani autentici e il nostro dirci Chiesa, e sono tutte codificate, in modo tanto lapidario ed esigente, in queste Sue parole rivolte verso ‘quella numerosa folla’, che diceva e credeva di seguirLo, e verso tutti noi che pensiamo e, forse, ci illudiamo di essere dei Suoi!

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Ultimo aggiornamento: 01/09/2016 - 21:17