14a Domenica Ordinaria, 03.07.2016

Il Vero Missonario di Gesù
È dono grande il Mandato ad andare, ‘a due e due davanti a Sé’, per preparare i cuori e la mente al Salvatore Gesù, che lì deve recarsi non per condannare, ma per convertire, accogliere, redimere, liberare, ridonare dignità e futuro a tutti! Un grande dono che esige una nostra grande responsabilità: una risposta convinta, fedele e generosa da parte di ciascuno di noi, prima di andare, conoscere e lasciarsi formare da Chi ci manda a preparare l’incontro. Solo Dio converte e salva! Coloro che Egli sceglie, forma e manda, devono rimanere fedeli e perseveranti alla missione che hanno ricevuto, che è quella di preparare gli animi nella pazienza, senza giudicare, condannare ed escludere alcuno. Si va ad annunciare, solo dopo aver ascoltato attentamente e diligentemente ciò che bisogna fare e come doverlo compiere. Cosa dovranno annunciare? È vicino a voi Dio, che vi offre il Suo Regno di pace, di giustizia, di fratellanza universale, di liberazione e di salvezza. Come annunciare la promessa di una Vita buona? Con fiducia, sempre in comunione con Gesù e con i fratelli, con pazienza e perseveranza, senza scoraggiamenti e senza emettere giudizi e condanne (Vangelo). Alla sfiducia e allo scoramento degli esuli, risponde il Signore Dio, per mezzo del Profeta, promettendo a Gerusalemme, ora, città vedova dei suoi figli esuli, che sarebbe di nuovo diventata mamma che allatta, accarezza, abbraccia e consola i figli, che, ora, sono considerati erba bruciata, che diventerà, di nuovo, erba rigogliosa perché il Signore ‘farà scorrere verso di loro la pace come un fiume e la gloria delle genti, come un torrente in piena’ (prima Lettura). Anche Paolo, scrivendo ai Galati il suo dolore per le loro deviazioni dal Vangelo, che egli ha ricevuto direttamente dal Risorto, professa che la Croce, ‘per mezzo della quale il mondo per lui è stato crocifisso, come egli stesso per il mondo’, ha instaurato una nuova creazione e un nuovo ordine: non la circoncisione (rito), perciò, conta, né la non circoncisione, ma l’essere divenuti nuova creatura in/per/con Cristo Nostro Signore, le cui stigmate egli porta nel suo corpo. Tratti distintivi e qualificativi di ogni Missione: Preghiera, Comunione, Fedeltà, Povertà e Annuncio nella perseveranza e gioia fondata, anche tra le mille tribolazioni che si devono patire a causa della predicazione del Regno, già presente e operante in mezzo a noi. Il nostro, nel Suo nome, è annuncio di speranza, di consolazione e di pace, come quello che Isaia rivolge agli esiliati, appena tornati da Babilonia e, già, tentati dallo scoramento e scoraggiamento perché non hanno accolto l’annuncio del Profeta che assicura che il Signore Dio consolerà il Suo popolo affranto, attraverso l’amore materno della Città Santa, prima vedova sconsolata dei propri figli ed, ora, resa madre prosperosa che ‘allatta al suo seno’, ‘porta in braccio’ e ‘accarezza’ sulle sue ginocchia tutti i suoi figli (prima Lettura). Noi, ‘portatori’ di Pace e di Misericordia, come Paolo, che ‘porta’ ‘le stigmate’ di Cristo Crocifisso sul suo corpo, segno del suo unico amore e del suo ‘vantarsi e gloriarsi’ nella croce del Suo Signore. Parlare della Croce di Cristo, dunque, non è raccontare il dolore e la sconfitta, ma ‘gloriarsi’ e ‘vantarsi’, vivendo e annunciando l’amore liberante e salvifico che emana e sprigiona (seconda Lettura). Noi, Mandati, partiamo e andiamo, poveri e, perciò, liberi da tutto, ricchi, solo, della Croce, che abbracciamo e del Vangelo che portiamo, quali miti agnelli mansueti, pronti a donare la nostra vita, come l’Agnello senza macchia immolato per noi! Gioiosi e felici, non per la soddisfazione di quanto facciamo e otteniamo, ma perché, operiamo in nome e per conto di Chi ci manda e ha scritto già i nostri nomi nel Libro della Vita (Vangelo).

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Ultimo aggiornamento: 30/06/2016 - 19:00