27a Domenica Ordinaria, 02.10.2016
Il giusto vivrà per la sua fede
La
Fede è dono di Dio che ci fa leggere noi stessi,
il mondo, la storia e la realtà con i Suoi occhi e il
Suo cuore e ci spinge e guida ad agire secondo il Suo
volere, facendoci discernere e distinguere, alla luce
della Sua Parola, ciò che è bene e perseguirlo, da ciò
che è male e rifiutarlo ed evitarlo. La fede autentica,
in positivo, è fondata sull’umiltà e sul servizio e, in
negativo, sul rifiuto o rinuncia all’autosufficienza e
autodeterminazione, all’egoismo e orgoglio (Vangelo).
Accogliere il dono della fede è affidarsi a Dio e
fidarsi di Lui, anche quando Lo percepiamo assente
e lontano da noi, di fronte a tanto male, che
irrompe sempre più minaccioso nella storia, e sordo
e silente al grido di dolore che a Lui si eleva
dal mondo naufragante. Ma, il Signore è fedele e ‘certo
verrà e non tarderà. Ecco, soccombe colui che non ha
l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede’
(prima Lettura). Anche il Salmo, canta e loda la fede in
Dio, quale ‘roccia’ che conferisce stabilità e sicurezza
a Israele e dalla quale ‘roccia’ Dio fa scaturire la
sorgente della reciproca appartenenza-alleanza e ‘l’acqua
della Sua salvezza’. Ancora, Paolo ‘ricorda’ a Timoteo e
raccomanda (a ciascuno di noi) di
ravvivare e
rinvigorire, nella testimonianza al Signore e fedeltà al
mandato, il suo ministero, ‘il bene più prezioso che
ti è stato affidato’, mediante ‘la fede e l’amore
che sono in Cristo Gesù’ (seconda Lettura). Il
giusto vivrà per la sua fede! Perciò è nostra grande
responsabilità ravvivare e custodire il buon deposito,
la Parola, con perseveranza e fedele testimonianza.
Se aveste solo un granellino
di fede! Gesù, dunque,
Qualità e non
quantità vuole e
richiede! La fede è dono da accogliere,
con incondizionata fiducia in Dio, al Quale affidarsi e
consegnarsi, con filiale abbandono, lasciandosi guidare
e sostenere sempre dalla Sua Parola, senza calcoli e
contraccambi mondani. La fede presuppone
umiltà del cuore e
certezza incrollabile che Dio salva chi si fida e a Lui
si affida, rinunciando alla superbia e all’orgoglio. La
fede, infine, si testimonia nel
servizio sincero,
disinteressato e generoso.
La Parola di questa Domenica, in sintesi, a cosa ci
impegna e ci sollecita? Il credente può far sentire il
suo grido di dolore e di incertezza nel rivolgersi a
Dio, anche attraverso ‘lamenti’ e angosciosi
interrogativi, ma, poi, deve saper attendere e
ascoltare (ob-audio: obbedire), accogliere ed
eseguire i comandi che gli vengono dati, proprio
attraverso le risposte alle sue precise e angosciate
domande, perché ‘il giusto vivrà per la sua fede’ (prima
Lettura). Ravvivare la grazia, ricevuta in dono,
per sostenere il duro combattimento della fede, non,
però, con uno ‘spirito di timidezza, ma di forza, di
carità e di prudenza’ (seconda Lettura). Il Vangelo,
nella prima parte, ci guida a riscoprire la vera
qualità della fede, da fondare sulla piena e ‘cieca’
fiducia e incondizionato abbandono in Dio, al Quale
nulla è impossibile;
e, nella parabola del ‘servo inutile’, ci ridona e ci
richiama alla dolce ed impegnativa legge del donarsi
nel servizio, senza nulla pretendere in contraccambio:
siamo servi inutili!
Scoprirsi che siamo veramente servi inutili, è la
condizione necessaria e indispensabile per vivere, fino
in fondo, la fede ricevuta in dono e da ravvivare
e accrescere nella sua
qualità (Vangelo).
Un po’ di fede,
forse, già l’abbiamo accolta, ma certamente non possiamo
darcela da noi, né possiamo misurarla con i
nostri criteri e in termini di quantità, ma
dobbiamo invocarla come dono. Certamente abbiamo bisogno
di una fede ‘più
grande’ e di
qualità, fondata, cioè, sul Vangelo e non
ideata da noi e improntata ai nostri scopi e
interessi. Una fede di qualità, solo l’umiltà,
l’ascolto, la preghiera e il servizio generoso ce la
potranno ravvivare e accrescere. Perciò,
vogliamo invocare la grazia da Gesù, come i Suoi
Apostoli: ‘Poni in noi la
vera fede e accrescila, Signore’!
Ultimo aggiornamento: 29/09/2016 - 23:00