Solennità di Tutti i Santi, 01.11.2016
Tutti chiamati a essere Santi.
Giornata della
Santificazione Universale
Oggi,
più che esaltarci e rifugiarci nella santità altrui,
dobbiamo seriamente riflettere sulla mancanza di Santità
nella nostra vita individuale, nel mondo e nella Chiesa,
della quale siamo membra, che osiamo agire, distaccati
da Cristo che è il Capo del Corpo. ‘Fare’
i Santi, ‘innalzandoli agli onori degli
altari’, risulta molto più facile che divenire-essere
Santi, impegnandosi, nella fedeltà quotidiana, a vivere
puri e immacolati al cospetto di Dio. Gesù
ci indica i modi per diventare Santi ed
essere Beati, anche qui in terra, nell’attesa di
essere introdotti, dalla Sua infinita misericordia, a
far parte dell’immensa moltitudine di beati, ‘le cui
vesti sono state rese candide nel sangue dell’Agnello’,
chiamati a adorare e cantare in eterno: ‘gloria e
lode, onore e potenza al nostro Dio nei secoli! Amen’
(prima Lettura). Gesù, oggi, proclama ‘beato’ chi
accoglie la Sua Parola e segue la Sua via, semplice e
possibile, delle Beatitudini. Anche oggi, come sempre
deve essere nella Memoria
dei Santi, celebriamo la Pasqua del Signore
Nostro Gesù Cristo che è venuto a compiere la Volontà
del Padre Suo e Padre nostro, offrendo Se stesso per la
nostra salvezza e risorgendo per dare a noi la vita
eterna. Nella contemplazione della Moltitudine
immensa dei Beati, celebriamo sempre il
Mistero Pasquale che
li ha giustificati e santificati, lavando il peccato con
il sangue dell’Agnello che continua a sgorgare per noi
dalla Sue piaghe, dalle Quali, infatti, siamo
continuamente guariti (Is 53,5). Sono nostri fratelli e
sorelle, i Santi, fatti di carne ed ossa come noi, con
limiti e debolezze comuni a tutti i mortali, eppure, si
sono lasciati santificare dalla Misericordia di Dio, che
vuole e chiama tutti ad essere Santi e Immacolati al Suo
cospetto. Se ci sono
riusciti in tanti, perché Io no?
Commemorazione dei fedeli Defunti, 02.11.2016
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a Me: chi viene a Me, Io non lo caccerò fuori.
Commemorare è
‘ricordare
insieme’ e ‘ricordare’ dal lat.
recordari, significa ‘riportare
al cuore’ (lat cor, il cuore, per i
romani, era la sede della memoria). ‘Fare
memoria’ (ebraico zikkaron)
riattualizzare, rendere attuale e presente ciò o chi si
ricorda e del quale ‘si fa memoria’ viva e grata. I
Nostri Cari, che
andiamo ‘a trovare e ringraziare’, e non solo oggi, non
sono ‘defunti-morti’, ma ‘Viventi’ presso Dio,
‘Amante della vita’, che ci ha creati per la vita e non
per la morte! Persone a noi care, che hanno vissuto per
amore e si sono consegnati nell’amore, servi fedeli e
vigilanti, fino a quando Egli ha bussato e, subito, gli
hanno aperto perché Lo attendevano da sempre e con
desiderio di consegnarsi, con abbandono e riconoscenza.
È proprio ripartendo dalla meditazione sulla cruda
realtà della morte che possiamo scrutare, con la luce e
sapienza della Parola di Dio, il mistero della vita e
cogliere e raggiungere ciò che vale e conta veramente.
In una parola, le eterne domande: chi sono, da dove
vengo, dove vado, perché vivo, per quale ragione vale la
pena vivere…? Il Vangelo ha risposte chiare e
soddisfacenti: sei dono di Dio, ti ha dato la missione
di donarti tutto, con amore e senza misure; ti pone in
comunione con Lui perché ti ha fatto per Lui, sei Suo e
a Lui ritornerai, perché nulla di quanto ha donato al
Figlio vada perduto. Non
basta un giorno, allora, per
dire grazie per/a
quanti hanno concluso l’esistenza terrena fra noi, hanno
vinto la battaglia della vita, conservando, come Paolo,
la fede e hanno raggiunto con amore la meta, e hanno
lasciato in ciascuno di noi segni e semi d’amore insieme
ad un vuoto abissale della loro assenza che necessita
ricolmarlo della loro quotidiana presenza.
Sempre grazie a Te,
Padre, per averceli donati e per non averceli tolti e
strappati. Certo che fisicamente non li vediamo e non
possiamo abbracciarli, toccarli e udire la loro voce! Ma
tutta questa ‘mancanza-assenza’ fisica è superata e
colmata dalla presenza così viva più forte e
coinvolgente di quanto erano fisicamente tra noi! Ogni
giorno, sono, per noi,
amorevole richiamo a spendere questa vita, sul
loro esempio, per gli altri. Su questo saremo giudicati
(Mt 25,31-46). Dire grazie, allora, è l’anima della
Preghiera non solo di questo giorno, ma di ogni
giorno e di tutti i giorni, insieme alla gioia
della certezza che la Sua Divina Misericordia ha lavato,
nel Sangue del Figlio ogni traccia di umana fragilità ed
ora ‘sono nelle mani di Dio’ (Sap 3,1-9,).
Grazie, Dio, che ci
hai fatto dono di loro, li hai lasciati nel nostro cuore
e sono nelle Tue mani! È il mistero della comunione!
Grazie anche per il dono della fede che la Tua Parola
ravviva e rassicura che anche per noi, in cammino verso
la Patria, stai preparando
cieli nuovi e terra nuova (Ap 21,1-5a.6b-7) e il
banchetto della vita eterna,
e prometti che eliminerai il peccato e la morte
per sempre, asciugherai tutte le lacrime su ogni volto e
ci accoglierai nel Tuo amore per sempre, e, per sempre,
noi esulteremo per la Tua salvezza (Is 25,6a.7-9). È La
fede nel mistero della morte e risurrezione di Gesù
Cristo, adombrato e preannunciato da Giobbe, nel suo
atto di fede (Gb 19,1.23-27a), che anima la nostra
preghiera, fonda la nostra speranza che non può ‘non
deluderci’, perché Cristo è veramente risorto ed Egli ci
ha promesso che anche noi risorgeremo con Lui (Rm
5,5-11), perché lo Spirito di Dio ci ha resi Suoi figli
e anche se ancora, insieme a tutta la creazione, gemiamo
nelle
doglie del parto della definitiva liberazione dalla
nostra caducità e dalla schiavitù della corruzione,
‘possediamo le primizie dello Spirito, aspettiamo
l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo’ (Rm
8,14-23).
Ultimo aggiornamento: 31/10/2016 - 11:19