22a Domenica Ordinaria, 30.08.2015

  • Trascurando il Comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini
    TRADIZIONE, tradizioni degli uomini, COMANDAMENTO DI DIO. La Tradizione è viva e vitale per la vita di fede e mai potrà finire, perché conserva la vita trasmettendola nella fedeltà e nell’amore. Le tradizioni degli uomini, invece, possono svuotarsi dei contenuti e finalità originarie e se non si rinnovano e ‘aggiornano’, sono destinate a morire. Il tradizionalismo, come tutte le parole in -ismo, è la schiavitù di rimanere attaccati a forme, usi, modi di pensare, criteri e metodi di agire, ormai, sorpassati e, perciò, vuoti di ogni contenuto e finalità. Se la Tradizione ‘trasmette’ la Parola di Verità e di Vita eterna da una generazione all’altra, il tradizionalismo è la sua sepoltura. Non dimentichiamo che il latino ‘tradere’ si traduce sia ‘trasmettere’ che ‘tradire’! Allora, vogliamo sapere quale tradizione umana è ancora valida e giusta e quale è morta? È vitale quella che ‘trasmette’ fedelmente, senza nulla togliere e nulla aggiungere, la Tradizione della Parola di Dio e della Fede! È già sepolta quella che La ostacola e, irremovibilmente e ostinatamente, La ‘tradisce’! C’è da riformarsi sempre e da rinnovarsi permanentemente, “abbandonando il comodo criterio: si è sempre fatto così” (Papa Francesco, EG n 33). E, ancora, più avanti, il Papa ci chiede di “non aver paura di rivedere consuetudini, norme o precetti ecclesiali” che, pur essendo stati validi nel passato, ora, non solo, non rendono più servizio, ma, addirittura, ostacolano la trasmissione del Vangelo (n 43). Ancora, nelle Sue Omelie quotidiane, in S. Marta, ci incoraggia a non aver paura delle novità e dei cambiamenti, con queste sue efficaci parole e vivaci immagini come, per es., nell’Omelia del 5 settembre 2014: “Alla novità, novità; a vini nuovi, otri nuovi. E non aver paura di cambiare le cose secondo la legge del Vangelo. È per questo che la Chiesa ci chiede, a tutti noi, alcuni cambiamenti. Ci chiede di lasciare da parte le strutture caduche; non servono! E prendere otri nuovi, quelli del Vangelo e della Sua libertà”. Le tradizioni, la devozione e la pietà popolare sono vere solo se inducono alla conversione del cuore e alla purificazione della visione di fede, traducendosi in nuovi stili di vita evangelica, non solo nelle parole, ma nei fatti concreti della vita. La devozione apparente e fuggente non è fede, anche se di questa ci si vanta, soltanto illude e non soddisfa le aspirazioni profonde del nostro ‘animo’, perché non si realizza nelle opere della fede, della speranza e dell’amore. A tutto questo conduce e mira l’esortazione imperativa di Giacomo: siate di quelli che mettono in pratica la Parola (v 22). È questa, infatti, che conduce alla fede che non può essere sostituita dall’apparente devozione e dalla falsa ed illusoria pietà, cosiddetta, ‘popolare’ che non soddisfano e non realizzano le esigenze della Parola di Dio. Mai, perciò, si potrà rendere culto a Dio attraverso fittizi e interessati precetti e tradizioni inventate dagli uomini e a vantaggio degli uomini! Dall’ascolto devoto attento della Parola di Dio nasce la fede (Rm. 10,17), mai dalla pratica dei vuoti ed ipocriti riti e dalle tradizioni e dottrine di uomini inventate solo per sentirsi a posto con la coscienza o per procurasi assicurazioni e vantaggi. Tutto questo è solo deludente illusione e indurisce il cuore e lo inaridisce. Bisogna, dunque, mettere da parte ogni presunzione e finalmente, decidersi a mettersi in discussione! Io mi vado convincendo sempre più che più moltiplichiamo i nostri riti, le nostre tradizioni, le nostre funzioni religiose, i nostri mille festeggiamenti di santi, ognuno nella propria zona e come a ciascuno conviene e pare, più riempiamo le nostre chiese di statue, di candelabri per raccogliere offerte, più diamo segno che stiamo ‘amando’ Dio con le labbra e non con il cuore, Lo stiamo usando per i nostri fini e più ci stiamo allontanando dal Dio vero, Amore e Padre, da Suo Figlio Gesù Cristo nell’ardire di sostituirci al Suo Santo Spirito di vita e verità. Non siamo, poi, tanto lontano dallo stile ipocrita e dalla presunzione cieca degli scribi e farisei d’allora, che osteggiano ed ostacolano Gesù e, quindi, il Vangelo di salvezza e dell’amore universale. Perciò, ascolta, oggi, Nuovo Israele! Accogli con docilità, stupore e gratitudine, il dono incommensurabile della Legge-Parola di Dio e liberala dai tuoi travisamenti, dal tuo formalismo, dal tuo tradizionalismo, da uno stile di vita ridotto solo alla pratica religiosa, ma chiusa alla grazia della conversione che la Parola, oggi, ti propone, ti annuncia, ti offre e ti richiede. Come Israele (prima Lettura) che è chiamato a vivere come ‘popolo dell’ascolto’, cioè, ad ascoltare e a credere, due verbi che si assommano in uno solo: OBBEDIRE! Ob-audio: ascolto ed eseguo! Da questo proviene la felicità piena e la vera vita dell’uomo. Come superare e passare dal semplice e distratto ‘sentire’ all’ascolto amoroso e coinvolgente? Ce lo indica chiaramente la supplica di Giacomo, nella seconda Lettura: Accogliete con docilità la Parola che può portarvi alla salvezza e siate di quelli che la mettono in pratica e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi e vivendo la vera, autentica e pura religione dell’amore’ (orfani e vedove) per ‘non lasciarsi contaminare da questo mondo’. Chi ascolta, obbedisce ed esegue la Parola - Legge di Dio? Ci risponde direttamente Gesù, l’unico Maestro di Verità e di Vita, con le parole chiare, rivolte ai legulei scribi e farisei ipocriti, che si credono ‘custodi’ e ‘padroni’ della TORAH, solo perché si lavano le mani - mentre il cuore è affogato nella melma dell’ipocrisia e maldicenza, supponenza e presunzione -  prima di mangiare e osservano il Sabato, disprezzando le Persone: ONORA DIO, CHE È AMORE, CHI LO ASCOLTA, OBBEDENDO ED ESEGUENDO IL SUO COMANDAMENTO, QUELLO DELL’AMORE, SCRITTO NEL SUO CUORE E NON PIÙ SULLA FREDDA PIETRA!
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    Ultimo aggiornamento: 01/09/2015 - 14:57