Domenica delle Palme, 29.03.2015
Annunziamo la Tua Morte,
Signore, proclamiamo la Tua Risurrezione, nell'attesa della
Tua Venuta
Oggi, questo MISTERO celebriamo, annunciamo
e testimoniamo: ‘Cristo nostro Signore che era senza
peccato, accettò la Passione per noi peccatori e,
consegnandosi ad un’ingiusta condanna, portò il peso dei
nostri peccati. Con la Sua morte lavò le nostre colpe e con
la Sua risurrezione ci acquistò la salvezza’ (Prefazio
Proprio). Gesù, il Servo obbediente e sofferente, giusto ed
innocente, il Figlio dell’Uomo, muore per noi, Suoi
fratelli, ‘toglie’ il peccato e vince la morte.
Accogliere Gesù come il Signore, impegna a rinnegare se
stessi, prendere la croce e seguirLo di dietro! Gesù, vero
Uomo libero, con cuore sereno, obbediente e deciso, inizia a
vivere la Sua ora, saldo e fondato sulla piena fiducia nel
Padre Suo. Oggi, si lascia accogliere ed osannare dai
fanciulli e dai semplici e poveri, non teme la malizia e la
perfidia dei capi, degli anziani e dei sacerdoti! ‘Si
consegna’ al mistero della Passione, per passione di
amore verso il Padre e verso Noi peccatori, perduti e morti,
senza il dono della Sua vita. Il Figlio di Dio, che si fa
Figlio dell’Uomo, simile agli uomini, il Signore, che
sceglie di avere ‘bisogno’ di un nostro puledro, per
entrare ‘trionfalmente’ in Gerusalemme! Come deve
scuoterci e attirarci questo Re umile e mansueto che dona la
Sua vita, perché tutti possano avere in Lui la vita! Nella
prima Lettura il ritratto di Gesù obbediente fino
alla morte di croce nel misterioso servo sofferente per
amore e fedeltà: la profezia del ‘servo sofferente’ è
realizzata da Gesù, il quale, perché si è spogliato e
svuotato di sé, offrendosi sulla croce per la nostra
salvezza, è stato risuscitato, innalzato sopra ogni
creatura, glorificato dal Padre Suo e costituto Signore
(Salmo, seconda Lettura, Passione). La Passione di Gesù non
va evitata come i Discepoli che Lo abbandonano, non dobbiamo
solo ‘osservarla da lontano’, come hanno fatto ‘alcune
donne’, ma dobbiamo lasciarci coinvolgere e parteciparvi
uniti a Lui. Nella Domenica della Palme, varchiamo ‘la
soglia’ che ci introduce nella Sua passione e morte,
fonte e culmine della nostra pace e della nostra salvezza.
Dobbiamo accoglierLo, il nostro unico Redentore e Salvatore,
con l’animo puro dei fanciulli che, festanti e giulivi, gli
corrono incontro, cantandogli in coro, come solo loro sanno
cantare, con il cuore libero e felice:
Osanna! Sii Benedetto, Tu Che Vieni A Salvarci, Nel Nome Del
Signore! Ma nella Settimana Santa, saremo e resteremo
uniti a Gesù, nel Suo percorso che dalla morte conduce alla
vita e dall’umiliazione della Croce porta alla Gloria?
Saremo capaci di seguirLo, dopo averLo accolto festosamente
e acclamato nostro Liberatore e dopo il dono infinito del
Suo corpo e del Suo sangue e del Suo sacerdozio santo, fin
sotto la croce, a contemplarLo con il cuore e gli occhi di
Sua madre e la fede del centurione pagano? Per passare dalla
morte alla vita e condividere con Lui la gloria della Sua
risurrezione, dobbiamo lasciarci coinvolgere nella Sua
passione e morte. Ma, come si fa a passare, così,
repentinamente dal canto
Osanna di accoglienza gioiosa, al grido spietato e
irato di condanna
Crucifige? Se, oggi, è facile agitare il ramoscello
di ulivo o la palma, come segno di festa e di pace, saremo
pronti e disposti a pagare il prezzo della vera pace
duratura nel dono della nostra vita a servizio del bene dei
fratelli? E
ntra Gesù, quale Re pacifico disarmato, cavalca,
mite e rassicurante, una puledra che non è Sua, entra per
offrirci pace a prezzo della Sua vita. Uniti a Gesù, nostra
forza nella debolezza, nostro coraggio nella paura, di certo
non soccomberemo nell’ora della prova estrema e
dell’angoscia.