17a Domenica Ordinaria, 26.07.2015
Cercare e seguire Gesù per Gesù
Dio
apre la Sua mano e sazia il desiderio d’ogni vivente, nutre
il Suo popolo e la Sua Chiesa con il Figlio Suo, Gesù
Cristo, Parola e Pane di vita, che sazia tutti e in
abbondanza e nel Suo Santo Spirito fa di noi un solo Corpo,
attraverso un solo Battesimo, in una sola Fede, per una sola
Speranza, nel vincolo dell’amore e della pace universale.
Chi è veramente partecipe dell’Eucaristia, Pasqua
quotidiana, non può non sentire il grido del povero, provare
la fame dell’affamato, sperimentare la sete dell’assetato e
patire il freddo e la ‘vergogna’ dell’ignudo! Deve,
necessariamente provare la stessa compassione (latino
cumpatior: ‘essere con l'altro nel soffrire’; greco
sympatheia: ‘patire insieme/con’) che Gesù ha vissuto
per quella folla e, insieme come Lui e con Lui, attraverso i
Suoi occhi e il Suo cuore, deve saper vedere e accorgersi
della fame che questi hanno di cibo terreno, per provvedervi
e suscitare la vera fame del ‘Pane vero, disceso dal
cielo’ (vv 24-35). Gesù, sazia di vero pane e,
nell’abbondanza, guida, conduce, ma non accontenta e non si
fa condurre. Egli è il Pastore Unico e Vero capace di
nutrire di Parola e di Pane quella folla ammassata, affamata
e disorganizzata: quella stessa ‘molta folla’ che, ‘sbarcando,
Gesù, vide e si commosse perché erano come pecore che non
hanno pastore’ (Mc. 6, 34). La celebrazione
dell’Eucaristia ci fa compagni e contemporanei dei
cinquemila sfamati nel deserto e del popolo eletto liberato
e fatto ‘passare’ dalla schiavitù alla libertà. È
nell’Eucaristia, Pasqua domenicale e quotidiana, che il
Padre ci rende partecipi del Figlio Suo, Pane disceso dal
cielo e spezzato per noi. Ogni volta che celebriamo
l’Eucaristia questo annunciamo, questo professiamo, questo
attendiamo. E tutto questo vogliamo condividere ‘nell’unità
dello Spirito per mezzo del vincolo della pace’.
Riconciliati per riconciliare, saziati per saziare. Farsi
cesti ricolmi di questo Pane da portare e donare a coloro
che ne hanno fame, ma non se ne accorgono nemmeno, affamati
ed assetati (assatanati) come sono di beni che marciscono e
periscono. Disuguaglianze sempre più crescenti: la fame,
l’ingiustizia crescono perché cresce la mancanza di amore.
Il retto uso dei beni terreni, destinati a tutti, è quello
di condividerli nella giustizia e nell’amore fraterno, se
vogliamo usarli alla ricerca dei beni eterni! Il segno della
moltiplicazione dei pani e dei pesci per Giovanni non è fine
a se stesso, ma nel suo significato spinge ad altre
rivelazioni e rimanda ad altro Pane che deve saziare
ogni persona: non di solo cibo/pane ha bisogno l’uomo per
vivere, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio e del
vero Pane di vita, Gesù Cristo, che spezza il Suo Corpo per
noi e versa il Suo Sangue per dare a noi la Sua vita.
Moltiplicando il nostro ‘poco’ (pane d’orzo e grano novello
e cinque pani e due pesci) Dio si manifesta Padre
provvidente e Gesù Fratello compassionevole e premuroso
nella Sua signoria e messianicità. Il contrasto tra il
numero delle risorse (venti pani di orzo, nella prima
Lettura, i cinque pani e due pesci nel Vangelo) e il
numero degli affamati (cento persone da Eliseo e
cinquemila, solo maschi, da Gesù!), mette a nudo la
nostra inadeguatezza e l’insufficienza dei nostri mezzi ed
esalta la potenza di amore di Dio e della compassione di
Gesù per la nostra fame e sete di salvezza. Infine,
l’entusiasmo e l’euforia della folla è s
olo
in apparenza religiosa! Cerca di soddisfare i suoi bisogni
materiali e corporali, per questo insegue Gesù, non cerca la
Sua Persona e il Suo Vangelo! E noi? Amare ed attuali
risuonano, ancora, oggi, le parole di S. Agostino: “Quanti
sono quelli che cercano Gesù solo per avere favori di questo
mondo!... La Chiesa è piena di gente simile. Raramente si
trova qualcuno che cerca Gesù per Gesù” (Commento a
Giovanni XXV, 10).
Ultimo aggiornamento:
23/07/2015 -
22:53