4a Domenica di Pasqua, 26.04.2015
In nessun altro c’è salvezza!
Già,
ora, siamo figli di Dio, ma, solo un giorno, potremo vederLo
in faccia, come Egli è veramente. Allora, ci farà simili a
Lui! Oggi, siamo pecore del gregge, per il quale il Figlio,
Buon Pastore, ha dato la Sua vita e ci vuole condurre ai
pascoli eterni! Siamo e restiamo figli di Dio e pecore del
gregge che vuole e sa riconoscere la Sua voce, l’ascolta (ob-audio)
e, sentendosi amato, si dispone a seguirLo, nella fiducia e
nell’abbandono più fedele e rassicurante. Siamo e restiamo
figli amati da Dio Padre e Sue pecore ricercate dal Figlio,
Buon Pastore, anche nel nostro peccato, nelle nostre fughe e
nelle nostre dispersioni. Le nostre infedeltà non possono
cancellare la fedeltà di Dio e del Figlio Suo. Il peccato,
se riconosciuto e rifiutato dalla mente e dal cuore, si
trasforma in fonte di grazia più grande e di amore
misericordioso senza fine. Figli di Dio! Quando, e se ce ne
rendiamo conto, non possiamo che ritornare ad essere fedeli
a questa condizione filiale e vivere coerentemente a questo
nome. Se siamo figli di Dio e se pecore che Egli conduce, lo
dobbiamo essere di nome e di fatto! La Domenica del Bel -
Buon Pastore che offre la Sua vita per il gregge, il
giorno in cui il Pastore vuole le Sue pecore tutte riunite
per nutrirle del Suo cibo, davvero unico e speciale: la Sua
Parola, la Sua Carne e il Suo Sangue! Le vuole nutrire,
perché quando dovranno uscire al pascolo della vita
quotidiana, non cerchino cibo e fonti avvelenati, non si
disperdano, ma restino un gregge unito che si lasci guidare
dalla Sua voce, che deve essere distinta dalle tante altre
ingannevoli e deludenti, che si lasci difendere dal Suo
vincastro e condurre con docilità e fiducia, attraverso le
valli oscure e tenebrose della storia, verso l’eternità.
Egli è il Pastore buono che anche oggi, raduna il Suo
gregge, riscattato e acquistato a prezzo della Sua stessa
vita, per guidarlo con la Sua Voce - Parola che
ognuno di noi deve ascoltare e seguire, e per nutrirlo della
Sua stessa vita, nel dono del Suo corpo spezzato e del Suo
sangue versato ‘per noi’. Un solo gregge, un solo
Pastore, ma ognuna delle pecore, oggi, qui convocata e
radunata, deve chiedersi, con sincerità, se ha ascoltato e
seguito nella settimana la Sua voce, se si è lasciata
condurre, se, caduta e ferita, si è lasciata medicare e
rialzare. Il nostro Pastore è
buono ed è bello, dona tutta la Sua vita per il bene
delle Sue pecore, vive per loro e sta con loro, cammina con
loro, le guida e si prende cura di tutte e di ciascuna in
particolare: Egli vive per le pecore e con la passione delle
pecore, porta addosso il loro odore, che dice tutto il Suo
coinvolgimento e la Sua estrema vicinanza! Il mercenario,
invece, le sfrutta per l’ingordigia dei propri affari e
interessi. È lì per se stesso, le pecore non lo interessano
neanche un po’, sono solo fonte di guadagno per lui e,
appena, questo si esaurisce o si avvicina un pericolo, le
abbandona al loro destino e scappa via con i suoi profitti!
Pasce se stesso, invece di pascolare il gregge! Non odora di
pecore, ‘spuzza’ di sterco del diavolo.
Il nostro Pastore è tanto buono
ed è tanto bello, perché c’è anche questo
che Gli brucia dentro: ‘Ho altre pecore che non
provengono da questo recinto’ (v 16a), anche queste devo
raggiungere, curare, guarire, condurre e salvare! Sue pecore
non sono solo quelle di Israele, ma anche tutte le altre che
dovrà cercare, guarire, trovare guidare e condurre
all’ovile: queste ascolteranno la Mia voce, mi seguiranno e
diventeranno un solo gregge, unito da un solo Pastore (v
16b). Non tutte le Mie pecore sono al sicuro perché ancora
restano lontane dalla Mia conoscenza e fuori dal Mio
recinto! Devo perciò ricercarle, perché disperse da voi,
falsi pastori mercenari e briganti che entrate dalla
finestra per sbranare il Mio gregge! Devo trovarle e
guarirle perché ferite da voi, lupi rapaci! Devo istruirle a
distinguere la Mia voce per poterla ascoltare nel cuore e
lasciarsi guidare e condurre per diventare, formare, uniti
all’unico Pastore, un solo gregge che Egli ama, fino a dare
Se stesso per ciascuna di esse. Commuovono il desiderio e la
divina nostalgia, animate e ricolmi del Suo irrefrenabile
fremito d’amore, di questo indomito Pastore buono e bello: ‘Ho
altre pecore! Anche queste Io devo
guidare’! Non solo le cercherà, per radunarle a Sé, ma
dichiara la certezza che queste, sentendosi chiamare, con
amore, per nome, ‘ascolteranno la Sua voce e diventeranno
un solo gregge, un solo Pastore’ (v 16b). Altre
Sue pecore da cercare, condurre e guidare! Ma, cosa
aspettano le altre novantanove, che restano chiuse
nel Suo ovile, ad ‘uscire’ dal recinto blindato del
loro cuore ed andare, con il Pastore, a cercare quella
ferita, la perduta e quella smarrita? Cristo Gesù, risorto
dai morti, è il Pastore, l’unico e insostituibile, buono e
bello, che conosce tutti noi, ci chiama per nome, perché ci
conosce e, ogni giorno, fa sentire la Sua voce, perché vuole
custodirci, guidarci e ricostituirci Sua chiesa, membra
operante per il bene e l’unità del Suo corpo e reinserirci
come tralci nella vera Vite per portare e offrire i Suoi
frutti di redenzione e di gioia.
Che pecore siamo? Apparteniamo a Lui o siamo di
altri? Ci lasciamo chiamare per nome e ci lasciamo affidare
ogni giorno la missione da compiere? Pecore zoppe, ferite,
smarrite, impaurite, distratte e disperse? Ma, cosa
aspettiamo a riconoscere la Sua voce di amore?
Perché continuiamo a rifiutare le Sue cure e ad ignorare la
Sua voce che ci invita a consegnarsi a Lui che ha dato la
Sua vita per la nostra vita? Che pecore siamo? Viviamo fuori
o dentro il Suo ovile? Al sicuro, guidati da Lui o possibili
prede di lupi rapaci in agguato? Ancora: ci lasciamo
prendere dall’impressione che non valiamo nulla e che non
interessiamo a nessuno? Gesù ci dice che ogni pecora del Suo
gregge è unica e insostituibile nel Suo cuore di Pastore che
non si darà mai pace fino a quando una sola pecora mancherà
nel Suo ovile! Se nessuno conosce il tuo nome, Egli lo
conosce bene, come sa cosa c’è nel tuo cuore e cosa desidera
e perché non è felice e contento! Allora, deciditi di
ascoltare la Sua voce, lasciati toccare il cuore dal Suo
timbro di amore e verità, lascia tutti gli altri pascoli,
lasciati guarire le ferite, lasciati rialzare e se il caso
lasciati prendere anche in braccio. Poi, deciditi a seguirLo
con abbandono: pascoli erbosi e fiumi di libertà ti
aspettano e un ovile dove tu potrai riposare, per
risvegliarti a nuovi pascoli ubertosi e a fresche acque
chiare. Non dimenticare mai,
che Dio ti ha chiamato per nome e dal grembo di tua madre
continua a pronunciare il tuo nome con amore! Abbiamo
bisogno di affidarci al vero Pastore che ci ridona
nome,
dignità e missione.
Sapere che Dio è il Pastore dei pastori, convincersi che
Egli conosce il nostro nome e prendere coscienza che Egli si
interessa a ciascuno di noi e ripone fiducia in me, deve
liberarmi da ogni senso di inutilità e pessimismo. Agli
occhi di Dio ciascuno di noi è importante, unico e
insostituibile! Nessuno può sostituire l’altro nel
cuore e nel disegno di Dio! Gesù, il Pastore buono, conosce
bene il nome e fino in fondo il cuore di ciascuno di noi, sa
di quali pascoli abbiamo bisogno, Lui è la via da percorrere
per raggiungerli e saziarci! Egli è la verità della nostra
esistenza e indica la strada sicura per giungere ai pascoli
eterni: la Sua persona! Sapere che Dio stesso è Pastore di
Israele e che manda il Suo Figlio, Buon Pastore, a donare la
Sua vita per fare del mondo intero un unico Suo o
vile,
per radunare in un solo gregge l’umanità, questo progetto,
non solo deve interessarci, ma deve coinvolgerci in prima
persona! Tutti impegnati e nessuno escluso! Allora,
fidarsi per
lasciarsi guidare
e condurre
da questo Pastore, incomparabile e Bello perché
Buono, fino a donare la Sua vita per me!