4a Domenica d'Avvento, 20.12.2015
Ecco io vengo, o Dio, per fare la Tua volontà
Più
che dire, oggi, ‘il Natale è vicino’, ‘abitati dallo
Spirito Santo e dalla Parola’, come Maria ed Elisabetta,
dobbiamo credere che il Signore è già venuto e verrà, è a
noi vicino, è con noi, vive in ciascuno di noi. Ciò vuole
farci ricordare e attualizzare questo nuovo Natale!
Celebrarlo nella fede per accogliere tutta la gioia della
Salvezza. Prima di tutto, come Dio ‘si fa carne’ per
salvare l’uomo? Si fa povero per noi poveri, si spoglia
della Sua divinità, per rivestirci delle vesti della Sua
salvezza, sceglie umili persone e le fa diventare
porta d’ingresso al Suo mistero salvifico. Maria, Giuseppe,
il Bambino, i Pastori e gli stessi luoghi, dove sceglie di
nascere, sono poveri, umili, sconosciuti: viene da noi a
Betlemme, fuori dagli alberghi, in una grotta, al freddo,
nel silenzio e in una mangiatoia. Il Natale, che celebra il
Mistero dell’Incarnazione, inizio della Redenzione, è
dunque, Mistero di povertà, che vuole arricchire tutti noi,
che siamo ricchi di superbia, avidi di avere, prigionieri e
schiavi del nostro egoismo autoreferenziale ed egocentrico.
Anche nel Salmo, sono i poveri, gli ultimi e i dimenticati a
rivolgersi al ‘Pastore di Israele’, perché ritorni a
visitare la Sua vigna, che Egli stesso ha piantato,
venga a far rivivere e a salvare i Suoi poveri, per
mezzo di quel ‘Figlio che per Te hai reso forte’,
perché da Te mai più ci allontaneremo! Se lo vogliamo,
davvero, accogliere questo Divin Bambinello, allora,
dobbiamo lasciarci svuotare da tutto questo male che ci
rovina l’esistenza, per lasciarci abitare dalla Parola che
salva la vita e ci rende beati e benedetti,
come Maria che è proclamata beata, perché ha creduto la
Parola e, perciò, è stata fatta Madre ed è stata
edificata, quale speciale Porta benedetta della
Misericordia del Padre, che in Lei decide di prendere dimora
e si fa Volto radioso e splendente, proprio perché Ella ‘ha
creduto la Parola’. Maria
ed Elisabetta: due donne
di umili origini, due madri, la cui maternità è voluta ed è
opera esclusiva di Dio che, così, mantiene e compie le
promesse di pace e di prosperità, che il profeta ha
annunciato a Betlemme (prima Lettura), per mezzo e
nella persona di Gesù Cristo, che si fa Uno di noi e che,
con il sacrificio del Suo corpo, ci ha santificati,
una volta per sempre (seconda Lettura), secondo il
piano di Dio, nel quale Maria ha creduto, divenendone
cooperatrice riconoscente, solerte, generosa e fedele, dal
primo istante fin sotto la croce (Vangelo). Maria ‘ha
creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto’
(v 45), pur senza averlo visto e constatato! Anticipa e
annuncia, nei fatti, la vera beatitudine del credere,
che il Figlio rivelerà e chiederà a Tommaso e ai Suoi: ‘beati
quelli che non hanno visto e hanno creduto!’ (Gv
20,29b). La prima, in assoluto, di questi beati, è Lei, la
donna del ‘sì’, del FIAT,
‘SIA FATTO’! La quasi contemporaneità del
saluto di Maria ad Elisabetta e del sussulto ‘naturale’ di
Giovanni nel grembo materno, è vista e letta da Elisabetta,
come segno divino e, colmata di Spirito Santo,
esclama ad alta voce: ‘benedetta fra le donne perché è
benedetto il Frutto divino del tuo grembo’. È il Bambino
Gesù che fa sussultare di gioia Giovanni, il quale coinvolge
la madre, la quale, a sua volta, trasmette questo fremito
incontenibile a Maria, dicendole: per questo sei benedetta
tra tutte le donne e sei stata fatta Madre del Signore,
perché ‘hai creduto’, ti sei fidata pienamente e
totalmente della Parola, l’hai accolta con amore
meravigliato e grato! Prima hai creduto, Maria, per questo,
sei diventata madre! “Concepit prius mente
quam ventre”, sintetizza Ireneo di Lione, con
S. Agostino e Leone Magno! Non dimentichiamo, infine, che
questo nostro Avvento è arricchito dal
Giubileo della Misericordia,
‘tempo favorevole’, nuova occasione, da non perdere
assolutamente, per accogliere il Mistero e la Grazia della
conversione e del perdono, lasciandoci attirare dal ‘Volto
della misericordia del Padre’ (MV 1), che è ‘fonte di gioia,
di serenità,
di pace e condizione della nostra salvezza’ (MV
2), e che ci trasforma in ‘segno efficace dell’agire
del Padre’ (MV 3). Come ogni Avvento non deve somigliare
all’altro, ma deve superarlo con un balzo avanti nella fede,
nella speranza e nella carità, così, i Giubilei devono
essere, sempre di più, uno più straordinario dell’altro,
perché straordinario è il nostro bisogno di salvezza nella
nostra ordinarietà.
Ultimo aggiornamento:
17/12/2015 - 19:07