33a Domenica Ordinaria, 15.11.2015

Cielo e Terra passeranno, le Mie Parole non passeranno!
La Venuta del Signore è Annuncio di Salvezza, non evento catastrofico, distruttivo e punitivo. Genera speranza, non paura ed angoscia per il futuro. Siamo incamminati verso il fine non verso la fine, verso il compimento non verso lo sheol. Il tempo e l’ora sono a noi sconosciuti, ma certa è la promessa: in quel tempo stabilito sarà salvato il Suo popolo, i molti che dormono saranno risvegliati e i saggi e i giusti, come le stelle, per sempre risplenderanno (prima Lettura) per dono esclusivo del Dio misericordioso e Padre pietoso e fedele, mediante il Figlio, Gesù Cristo, fattosi nostro Fratello e Redentore e che, reso unico sommo ed eterno Sacerdote, Altare e Vittima (seconda Lettura), Egli verrà e riunirà i Suoi eletti dai quattro venti e li consegnerà al Padre, che Lo ha mandato per compiere la Sua volontà salvifica in favore di tutti. L’ora e il giorno della salvezza li conosce solo il Padre! Nel tempo intermedio, perciò, siamo chiamati a vigilare nella fiducia, a saper scrutare i segni dei tempi per volerli leggere alla luce della salvezza che attendiamo, vegliando e perseverando. Vigilare da ‘sentinelle amanti’ e stare in allerta ogni giorno e in ogni momento per farsi trovare degni e pronti ad accogliere la salvezza ed entrare nella Vita Eterna (Vangelo). Tema centrale è la VENUTA gloriosa del Figlio dell’Uomo al compimento dei tempi. La Comunità, chiamata a farsi Assemblea Liturgica, nel Giorno del Signore, vive la memoria - zikkaròn del Risorto nell’attesa della Domenica senza tramonto, quando l’umanità intera entrerà nel riposo di Dio. In quel giorno vedremo il Volto del Padre e loderemo senza fine la Sua misericordia (Pref X T.O.). L’attesa deve generare speranza non qualcosa di effimero e passeggero. L’attesa delle cose ultime orienta ad illuminare e dare senso alla nostra esistenza finalizzata alla ‘vita eterna’, pienezza definitiva della comunione con Dio che condividiamo già sin d’ora. Quando il Signore verrà, tornerà per riunire non per dividere e le Sue parole-promesse saranno mantenute e realizzate: non cadranno nel vuoto, ‘non passeranno’! Imparare la parabola del fico è aprirsi alla speranza dei frutti della salvezza. Vegliare da sentinelle per scrutare nella notte, senza lasciarsi abbagliare dalle fatue luci e stordire dai falsi ‘valori’ mondani e carnali, per imparare a saper leggere i segni dei tempi alla luce della Parola e a comprenderli secondo i criteri del volere ed agire di Dio e non secondo i nostri. Imparare a misurare, usare e riempire il tempo e scrutare e leggere i segni dei tempi di oggi per educarci a saper leggere e comprendere il senso e la ragione degli avvenimenti dolorosi e amari, guardando ‘quel tempo', ‘quel giorno’ in cui Dio salverà il Suo popolo e lo libererà per sempre dalla morte, con il dono della Risurrezione - Vita Eterna, secondo il Disegno di Dio, che vuole che quanti sono rimasti FEDELI e GIUSTI, nonostante le dure prove dolorose, risorgeranno alla Vita Eterna.
Imparate dalla pianta del fico
che, in tardo autunno, si spoglia e, solo in tarda primavera, comincia di nuovo ad ingemmarsi, annunciando, così, che l’estate, stagione dei frutti e dei raccolti, è alle porte!
In pieno autunno, dunque, quando le sue foglie, ingiallendo, cadono in terra, se osserveremo attentamente il ramo del fico, scopriremo che, proprio là dove la foglia non c’è più, ci sono dei rigonfiamenti che promettono nuove gemme, nuove foglie e nuovi frutti che matureranno e che saranno raccolti con gioia festosa nell’estate che è proprio vicina!
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Ultimo aggiornamento: 12/11/2015 - 17:50