11a Domenica Ordinaria, 14.06.2015
Ciascuno di noi è chiamato a far parte del Regno di Dio e ciascuno di noi deve fare la propria parte
Che cos'è e come cresce questo Regno tra noi?
Io,
quel piccolo seme da
seminare, da far germogliare, crescere, maturare e portare
altri chicchi nella spiga. Io, quella terra da rendere
ancora più idonea ad accogliere il seme che il Seminatore
divino getta a piene mani senza stancarsi mai di me. Io
anche servitore della
Parola e seminatore, insieme con Lui, del Suo
seme, ‘nel Suo nome Suo’ e ‘per Suo conto’.
Semino di senape
che diventa albero alto e bello, ma da far crescere
ancora, da irrobustire ogni giorno di più, facendo espandere
le sue radici, fino a reggere tutta la collina, impedendole
di franare, ed allargando i suoi rami sempre più, per poter
accogliere e dare sempre gioia e sicurezza a tutti gli
uccelli del cielo! Io, ancora,
quel ramoscello, appena preso dalla cima e piantato
sul monte di Dio, per narrare la Sua gloria e testimoniare
il Suo potente amore. Tutto questo devo diventare, nella
pazienza e nella tanta fiducia, nella fede e nella speranza,
sforzandomi di essere gradito al Signore che compie in me
cose stupende e meravigliose. Per questo, io canto la
bellezza di rendere grazie al Signore, notte e giorno, fino
al giorno in cui potrò abitare presso di Lui per sempre.
L’universalità del Regno.
Quel ramoscello, staccato dalla cima del cedro e piantato
dal Signore, “diventerà un cedro magnifico. Gli uccelli
di ogni specie si rifugeranno sotto di lui; troveranno
riparo all'ombra dei suoi rami” (Ez 17,22-24). Gesù nel
Vangelo si avvale della stessa immagine per presentare il
Regno di Dio: seme che lo stesso Padre e il Figlio gettano
nei solchi della storia, intrisa di tanto peccato e di
morte, e che fanno germogliare, crescere e maturare, fino a
produrre, progressivamente, ‘lo stelo, poi la spiga, poi
il chicco pieno nella spiga’, frutto pronto per la
mietitura (v 26-29); Il Regno di Dio, è anche ‘come’
quel semino, ‘il più piccolo di tutti i semi’, che
gettato in terra, germoglia, cresce e diventa ‘il più grande
di tutte le piante’, tanto bello e maestoso che gli uccelli
del cielo lo scelgono per ripararsi tra i suoi rami
accoglienti e costruirvi i loro nidi al sicuro (Mc 4,31-32).
Cresce e si sviluppa come quel ‘ramoscello’ colto, con cura
paterna, da Dio ‘dalla cima del cedro’ e piantato ‘sul monte
alto’, che diviene ‘cedro magnifico’, che stende i
suoi rami e le sue radici per accogliere e sostenere tutti
coloro che decidono di volerne fare parte partecipandovi
attivamente (universalità del Regno di Dio). Nella parabola
del seminatore (Mc 4,3-20), tutta l’attenzione è sul
Seminatore che getta il suo seme in tutti i tipi di terreno
e nonostante gli apparenti fallimenti, Egli continua a
seminare, nella speranza che ogni terreno diventi buono ed
idoneo ad accogliere il seme e a non impedirgli di crescere,
maturare e portare i frutti desiderati. Nella pericope (vv
26-34) di oggi, il seme, che germoglia e cresce, matura e
porta frutti, come il granellino di senape, che appena lo
puoi vedere, tanto è minutino, ma destinato a crescere, fino
a diventare ‘il più grande’ albero tanto da espandere i suoi
rami, perché gli uccelli vi possano nidificare, è il Regno
di Dio. Gesù cita Is 6,9-10 per spiegare ai Suoi, che Egli
non vuole rendere incomprensibile le parabole alla folla, ma
è questa che non pensa e non vuole altro regno se non quello
che sogna e attende e non è disponibile a lasciarsi
convertire e, perciò, si chiude all’ascolto, rifiuta
l’annuncio di un Regno che non corrisponde alle sue
aspettative e attese. La folla vuole e attende un regno
messianico nazionale, da ricostruire attraverso le armi, le
battaglie da vincere mediante la morte e la distruzione
degli altri. Non riesce a concepire altro regno se non
quello di questo mondo! La folla
non vuole ascoltare, mentre, i discepoli hanno sete di
apprendere sempre meglio l’ascolto! Gesù è venuto per tutti,
ma non tutti
Lo
accolgono! Vuole parlare e convertire tutti, ma non tutti si
lasciano parlare e convertire. Due importanti parabole dette
da Gesù perché folla e discepoli si rendano disponibili
all’ascolto e pronti ad accogliere questo Regno, che
possiede ed ha in sé l’efficacia propria della Parola, la
quale realizza da sé ciò che dice e promette. ‘O
Padre, che a piene mani semini nel nostro cuore il germe
della Verità e della Grazia, fa che lo accogliamo con umile
fiducia e lo coltiviamo con pazienza evangelica ben sapendo
che c'è più amore e più giustizia ogni volta che la Tua
Parola fruttifica nella nostra vita. Per il nostro Signore
Gesù Cristo’ (Colletta
alternativa).