14a Domenica Ordinaria, 05.07.2015
Gesù è impedito di compiere prodigi tra i
Suoi che Lo rifiutano per la loro grave e colpevole incredulità
Venne tra i Suoi, nella Sua casa, ed i
Suoi non l’hanno accolto
(Gv 1,11)
A differenza dell’emorroissa e di Giairo, i Suoi stessi
compaesani non credono e non accolgono Gesù, come Figlio di
Dio, ridimensionandoLo a figlio di Maria e impedendoGli, con
la loro grave mancanza di fede, di operare fra loro alcun
prodigio (Vangelo). Anche per Ezechiele, mandato agli
Israeliti, tocca la stessa sorte: resta un profeta
inascoltato, rifiutato e insultato (Prima Lettura).
Con le parole del Salmo responsoriale, la nostra assemblea
rinnova la propria accoglienza e fiducia nel Signore e con
Paolo e come lui, noi vogliamo accogliere Gesù che si è
fatto in tutto simile ai fratelli, proprio uno di noi: è
l’Unico che può salvarci! La Sua grazia, infatti, ci basta!
(Seconda Lettura). Egli
meravigliandosi assai della loro supponenza superba e
ovvietà abbietta, non solo ‘lì non poteva
(imperfetto) compiere alcun prodigio’, ma si porta
altrove, ‘nei villaggi vicini’ ad offrire la Sua
salvezza. Non si allontana troppo, perché ancora vuole
sperare che sia accolto anche dai Suoi che Lo hanno
rifiutato! Rifiutare Cristo, infatti, è perderLo, e
perderLo, è perdersi per sempre. Il Profeta, anche se
ostacolato e respinto, non deve accettare compromessi, non
può prendere scorciatoie e non deve tornare indietro! Il
rifiuto della Parola di Dio l’hanno sperimentato sulla loro
pelle e nel loro cuore, lo stesso Gesù, Figlio di Dio e Sua
Parola Vivente, Paolo, nelle continue contestazioni e ‘tra
le lacrime’, ed Ezechiele, Sacerdote-Profeta, inviato a
figli ribelli che hanno indurito il cuore, proprio perché si
sono ribellati e allontanati dal loro Dio!
La pretesa ovvietà e la
supponenza superba sono ostacoli insormontabili per
la fede e costituiscono un serio pericolo e minaccia:
tendono a creare un ristagno interiore perché, chi ne è
ammalato, non si lascia provocare e si rinchiude in se
stesso, nel già noto, nel garantito e precludendosi ad ogni
vera novità. Ma dove sono i
profeti, oggi? Non ci sono profeti! Dobbiamo fare
nostra la lamentazione del Salmo 74: “non ci sono più
profeti e tra di noi nessuno sa fino a quando”. Ci
muoviamo confusamente in una certa “aurea mediocritas”,
che di ‘aureo’ ha ben poco, davvero, perché, oggi, la
figura del profeta è in crisi in tutti gli ambiti: in
politica, nella scena internazionale, nel laicato, nei
religiosi e nella Chiesa visibile! Siamo anche noi una
comunità d’increduli, figli ribelli e disobbedienti quando
ci disegniamo e creiamo un dio a nostra immagine e
somiglianza, a nostro vantaggio e prestigio, a servizio dei
nostri interessi e succube del nostro egoismo. Il brano del
Vangelo si era aperto con lo stupore della gente, ora, si
chiude con la meraviglia di Gesù: ma si può essere così
ostinati e accecati? I Suoi paesani, conoscenti e parenti,
incapaci di aprire gli occhi, non Lo hanno voluto
riconoscere e non Lo hanno accolto per la loro superbia e
supponenza, ritenendosi possessori della verità asservita
alle proprie visioni e progetti. Noi, i Suoi ‘compaesani’,
Sua gente e Suoi ‘parenti’, noi che diciamo di sapere
tutto di Lui, illusi, come siamo, di avere una facile
familiarità, Lo abbiamo riconosciuto come il Figlio di
Dio, accolto o rifiutato? Noi, io e te, diventiamo testardi
e duri di cuore quando non ci lasciamo giudicare fino in
fondo dalla Parola di Dio e cerchiamo sempre, attraverso
elaborati compromessi, di addolcirla e di adattarla alle
nostre esigenze, così, pieghiamo la Parola ai nostri
capricci, anziché, piegare noi stessi alle Sue esigenze! Ma
la Parola di Dio non può essere né comprata, né manipolata,
né incatenata! Il rifiuto di Gesù nasce dalla mancanza di
fede nei Suoi compaesani che vogliono ridimensionarLo per
non essere scomodati dai Suoi insegnamenti e scossi dai Suoi
prodigi. Era accaduto già a tutti i profeti. Figuriamoci se
dobbiamo meravigliarci che accadesse, anche, al Profeta dei
profeti! Gesù, però, ‘si meravigliava della loro
incredulità’ (Mc 6,6). La loro è ‘apistìa’:
grave e colpevole incredulità!
Qualcosa vorrà dirci questo Suo meravigliarsi della
grave incredulità riscontrata proprio nel cuore dei
Suoi! O ci lascia indifferenti? Noi, Suoi concittadini, Suoi
ammiratori, noi siamo esenti da questa malattia così grave
dell’incredulità reale? È
fantastico, però, Gesù! Impedito a compiere prodigi
tra i Suoi, che lo rifiutano per la colpevole incredulità,
non riesce a trattenere il Suo amore misericordioso
e
lo testimonia toccando e guarendo i sofferenti: ‘impose
le mani a pochi malati e li guari’ (v 5). E, questo
Amore, non lo ferma neanche la nostra grave incredulità: ‘percorreva
i villaggi d’intorno, insegnando’ (v 6b).
Ultimo aggiornamento: 03/07/2015 - 08:07