1a Domenica di Avvento, 30.11.2014
Vegliate e state pronti!
Il
cuore sia desto e la mente attenta, gli occhi siano aperti e
le mani operose nell’attesa del Signore che è venuto, viene
e verrà.
Andiamo con gioia incontro al Signore non solo nel Suo
Natale, ma siamo già proiettati alla Sua Parusia. Ci
prepariamo a celebrare il ‘Suo primo Avvento nell’umiltà
della nostra natura umana’ ed attendiamo vigilanti, operosi,
da figli del giorno e della luce ‘quando Egli verrà di nuovo
nello splendore della gloria a radunarci nel Suo Regno di
pace e di amore’.
‘Ripetiamo’ il Natale, lo ‘sceneggiamo’ e lo
‘consumiamo’, senza essere presi, conquistati ed assimilati
dal Suo mistero? Quanti Natale e quante
occasioni perse? Natale! Ma
cos’é Natale, per me, per noi, per il mondo oggi?
Solo ricorrenza da calendario, ripetizione di una
ricorrenza ciclica e di un rito più profano che sacro?
Gesù Cristo dov’è? Maria,
Giuseppe? I pastori adoranti e pieni di vera gioia, siamo
noi? Ma noi, li releghiamo furbamente nel freddo asettico
presepe, senza più poesia e speranza che non possono
sgorgare dal nostro cuore, già occupato, preso e schiacciato
da altro! Un Natale rituale, emozionale e consumistico è
fine a se stesso e non favorisce l’incontro e l’accoglienza
di Lui, l’abbraccio con Lui e la consegna a Lui, non stimola
la sequela dietro a Lui. E ci ritroviamo punto e a capo!
Senza futuro ed orizzonti di speranza di vita nuova. Ma
quale gioia! La gioia, isolata dagli altri, è tristezza, è
egoismo puro e freddo! Vuoi un buon Natale sereno, felice,
fruttuoso? Comincia ad essere più buono nei confronti degli
altri, cerca di farli più sereni, dona loro la tua felicità,
condividi insieme con loro la vera gioia natalizia, quella
che solo l’incontro e l’accoglienza di Lui può far scaturire
in te, in me e nei fratelli nostri. Altrimenti, rischiamo
ancora una volta di recitare il Natale, illudendoci
di nuovo ed avvilendoci ancora di più! Il Natale è
‘memoriale’ della Parusia. Dio,
abbia pietà di noi e squarci i nostri cieli chiusi ai
Suoi orizzonti infiniti di salvezza, di redenzione e di
pace! Vigilanti e fiduciosi, ogni giorno, dunque, siamo
attenti e grati nell’accogliere i doni e farli fruttificare,
operosi e generosi, ‘nell’attesa che si compia la beata
speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo’.
Io non voglio vegliare per paura,
ma solo per amore! Non voglio restare sveglio
tutta la notte per incertezza di quando viene il mio
padrone, ma non addormentarmi per il desiderio ardente di
accogliere e di abbracciare il mio amore! Allora, vegliare
per amore, non per paura! Attendere Chi viene a salvarmi e
non chi viene a sorprendermi nel mio peccato per
condannarmi! Inoltre, non dobbiamo vivisezionare l’Avvento
né sminuirne e limitarne l’efficacia:
il Natale, senza la Sua Pasqua e
l’ultima Sua Venuta, non è più Natale! Non ci si
prepara, nell’Avvento, dunque, solo al Natale ma, insieme,
alla Sua Pasqua di morte e risurrezione e alla Sua ultima
venuta. Dunque, l’Avvento ci pone domande serie e non più
rimandabili. Dobbiamo dare la nostra personale risposta!
Domande che solo il silenzio interiore ci fa ascoltare: Cosa
ne sto facendo di questa mia vita? Come vivo la mia
’appartenenza’ alla Chiesa? Cosa ne sto facendo della mia
figliolanza divina, del Vangelo, dei Sacramenti, dei tanti,
ma tanti, doni che Dio mi ha affidato per farli fruttificare
per il bene dell’umanità? Anche la stessa ‘veglia-vigilanza’
non può esaurirsi in quella meravigliosa ed incantata
Notte che passa, senza lasciare ed aprire ‘nuovi giorni’
di giustizia e di pace! Tutti i giorni, bisogna tenere gli
occhi aperti, la mente attenta, le mani operose per non
cadere nel laccio del torpore responsabile del sonno nella
notte fitta di tenebre e caligine. Se, così, non viviamo ed
agiamo, il Suo ritorno ci troverà, inesorabilmente,
impreparati e ci sorprenderà inevitabilmente
assonnati, assopiti e narcotizzati (Vangelo). I
segni che noi non stiamo aspettando il Signore e che non
Lo stiamo seguendo e non Gli stiamo andando incontro, sono
le nostre gelosie e rivalità, le rivalse e le divisioni tra
noi, chiamati ad inserirci in Cristo per formare ed essere
la Sua Chiesa,
il Suo corpo (seconda Lettura). Inoltre, c’è da
verificare se crediamo, ascoltiamo ed obbediamo a Dio che
interviene a liberare il Suo popolo dalla desolazione del
peccato e dall’oppressione del male e dell’ingiustizia,
mandando il Suo Figlio, quale Salvatore, Redentore e
Ricattatore - Liberatore (prima Lettura).
Ultimo aggiornamento:
01/12/2014 - 19:22