7a Domenica Ordinaria, 23.02.2014
Siate perfetti nell'amore come il PAdre Vostro

Amate i vostri nemici!

L’amore per i nemici è posto da Gesù, ancor prima dell’amore fraterno! Qui l’amore richiesto non è semplice sentimento, non è amore di simpatia (philein) e neanche legato a vincoli di sangue. È semplicemente ‘amore di volontà’, oblativo e totale che implica una scelta positiva ed eroica. Questo amore non può risolversi così: ‘l’ho perdonato, ma ‘ho chiuso per sempre con lui!’ Questo perdono è speciale e fecondo! Apre a nuovo futuro, mira a salvare, a recuperare, a riabilitare, a metter in moto. Chi ama così, ‘rassomiglia’ a Dio e fa risplendere la Sua immagine su di sé. L’amore dei Cristiani non fa calcoli: ama come Dio, ama per primo, senza aspettare la ’ricompensa’, un contraccambio. Amare chi ti ama è solo ‘retributivo’, amore chiuso e avvitato su se stesso, amore infecondo perché vive solo di un ‘ritorno’! Nell’amore per i nemici, i Cristiani ‘imitano’ Dio-Amore che ha compassione (misericordia: offerta di possibilità di salvezza, di riabilitarsi, di recupero) per tutte le Sue creature che ama senza condizioni e senza riserve! La misura del perdono, infatti, è senza misure. Il perdono, oggi, è considerato una debolezza, un cedimento di fronte alla sopraffazione e all’ingiustizia. Chi perdona, infatti, è considerato un perdente! Si continua a ragionare così: quello che manca è una giustizia e una legge da applicare senza sconti! Così, diventa quasi impossibile credere al pentimento dell’offensore, ad una sua possibile riabilitazione, al suo riscatto e ad un nuovo futuro per lui! Noi cristiani, che siamo di Cristo e, perciò, dobbiamo operare come Cristo, subito dobbiamo ri-prendere coscienza che il perdono non è un accessorio o un optional, ma è il cuore del messaggio evangelico. Il perdono non è annullamento del diritto di chiedere giustizia e del dovere-diritto di fare giustizia. Il perdono evangelico, infatti, include la legge, ma deve andare oltre i limiti e le insufficienze della giustizia umana. Non c’è, dunque, alcuna contrapposizione, ma solo il compimento della vera giustizia che si realizza solo attraverso l’amore che la rende possibile e le impedisce che si trasformi e diventi vendetta. Perciò, il perdono cristiano non va frainteso né strumentalizzato. Non è una resa incondizionata al male, che resta sempre da combattere in tutte le sue forme e manifestazioni, ma affermazione, motivata e fondata, che non lo si può vincere alla radice, se non trasformandolo in una occasione di bene, di una nuova rinascita e di un’ulteriore possibilità di futuro per chi lo ha commesso. Il male non si vince e non si estirpa eliminando chi lo ha compiuto, ma muovendolo, con amore e fraterna comprensione, alla conversione! La forza del perdono, dunque, si rivela nel vincere il male con il bene, nel saper trarre dal male il bene, nell’impegno quotidiano a voler uscire dalla spirale dell’odio e della vendetta; nell’aiutare con amore, colui che ha offeso, al pentimento e alla conversione al bene e nel promuovere la sua riabilitazione personale, umana e sociale. Il perdono è luce alla mente e dona forza per rinunciare ad ogni vendetta e ad ogni rivendicazione. Gesù ci comanda il perdono gratuito e senza condizioni, perché il perdono ci è stato già donato gratuitamente e senza condizioni. Il perdono, da donare incondizionatamente, nasce, dunque, dall’esigenza dell’amore, incondizionatamente ricevuto. Questo ‘amore’ per i nemici, ce lo ha insegnato Gesù con tutta la Sua vita e, in modo sublime, nella Sua Passione e nella Sua Morte. A chi Lo tradiva, offriva amicizia, perdono e possibilità di ricredersi, di riabilitarsi, di riscattarsi. A chi Gli sputava addosso e Lo schiaffeggiava rispondeva con lo sguardo di tenerezza e di compassione, senza nessuna reazione e violenza; per i Suoi crocifissori, ha chiesto, infine, al Padre di perdonarli, perché non sanno quello che stanno facendo; e al ladrone pentito, con lo sguardo misericordioso e con parole rassicuranti, lo lascia morire con la certezza che ‘oggi, sarà con Lui in paradiso!

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