33a Domenica Ordinaria, 16.11. 2014
Bene, servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo Signore
Ci
ha chiamati e ci ha affidato i Suoi beni! Ti rendi conto? Ha
fiducia in noi, chiamati a diventare ed essere servitori fedeli
e non pigri, responsabili e non paurosi, abili e creativi Suoi
collaboratori e non indolenti e fannulloni, intraprendenti e
fedeli e non oziosi ed infingardi. Dio ci ha affidato i Suoi
beni perché li facciamo fruttificare e li dobbiamo accrescere.
Anzi, più precisamente, oltre i Suoi doni, ci offre anche i
mezzi della Sua grazia per farli fruttificare per il bene e la
felicità di tutti! Fare fruttificare i talenti, di cui Dio ci ha
ricolmati, ed esercitare quella creatività, di cui Egli ci ha
fatto dono, sempre ‘operosi e vigilanti’ durante e nell’attesa
del Suo ritorno. Vigilanza amorosa,
laboriosa, attiva e creativa. Figura ed esempio di questa
operosità attenta e creativa, è la solerte donna che rende
felice il marito, che in lei ripone tutta la sua fiducia,
premurosa madre di famiglia ed attenta padrona di casa,
laboriosa e vigile su ogni cosa, diligente ed operosa tutto il
giorno, disponibile alle necessità dei poveri, ai quali tende le
mani ed apre le sue palme per donare. È saggia, questa donna,
nel parlare e non si lascia illudere dalla sua bellezza effimera
e corporale, ma si dedica, con dedizione ed amore, alla custodia
e guida della sua famiglia (prima Lettura), che è unita e
felice e, serenamente, vive del suo lavoro (Salmo). Anche
noi siamo figli della luce e del giorno, se ‘non dormiamo
come gli altri che appartengono alle tenebre, ma restiamo svegli
e siamo sobri’. Il cristiano, infatti, non deve preoccuparsi
tanto di presumere di conoscere il tempo dell’arrivo del
Signore, ma deve essere sempre pronto, perché in ogni momento il
Signore può giungere, non come un ladro che viene a rubare,
però, ma come il Liberatore ed il nostro Salvatore (seconda
Lettura). Il cristiano, infine, non può sottrarsi alla sua
responsabilità di fronte ai tanti doni, che gli sono stati
consegnati ed affidati perché li faccia fruttificare con abilità
e responsabilità, con fedeltà e gratitudine, con creatività ed
operosità, mettendoli a disposizione degli altri. Il Regno di
Dio, infatti, cresce in mezzo a noi, anche attraverso la
corresponsabilità dei credenti che devono essere ‘buoni’ ed
agire nella ‘fedeltà’ assoluta (Vangelo). Come dobbiamo
attendere il Signore? Facendo fruttificare i
talenti: non si tratta, solo di non fare il male,
occorre fare il bene. Il servo ‘inattivo’
non ha fatto nulla di male, ma non ha operato
bene, non ha fatto ciò che il Padrone si
aspettava da lui: doveva farli fruttificare!
Si instaura un rapporto di fiducia tra il Padrone e i Suoi
servi, elevati alla dignità di veri e propri collaboratori. Egli
offre loro la possibilità di esprimere le loro capacità,
affidando loro le sue ricchezze, perché ha fiducia che le
faranno fruttificare. ‘Ho avuto
paura e sono andato a nascondere il tuo talento sottoterra’
(v 25). Per paura! Vincere la paura:
se
Dio ti affida un compito è perché ti ritiene persona capace e ti
dona la Sua grazia per poterlo fedelmente compiere e realizzarlo!
I doni di Dio non si vanno a nascondere, si condividono
nell’arricchimento reciproco per il bene di tutti. Anche a me,
Signore, hai consegnato i Tuoi talenti. Mi
hai
dato un cuore per amare, una mente per riflettere, una volontà
per imparare e delle braccia per far fruttificare la terra, una
fede da testimoniare e trasmettere, una famiglia, tanti amici e
tantissimi altri doni ancora: tutti doni da far fruttificare e
non da sotterrare. Tutto mi hai dato, tutto mi resta da donare!
ultimo aggiornamento:
13/11/2014 - 18:48