Caro Catechista,
Collaboratore, Accompagnatore, Educatore, Testimone, Narratore,
Ti Scrivo
Il Corso di Formazione e di Aggiornamento,
assai ricco ed innovante, ci pone, ora, davanti alla grave
responsabilità proclamata dal Maestro Gesù: ‘Chi molto ha
ricevuto, molto deve dare e chi, gratuitamente ha ricevuto, con
amore gratuito deve dare’! ‘Fare Catechesi’ - abbiamo
insieme scoperto - è rispondere ad una Chiamata, è
annunciare Gesù vivo e il Suo Vangelo, è lavorare
insieme, è formarsi, è crescere nella fede, è
santificarsi nella fedeltà a Dio e all’Uomo. Rispondi,
ora, con umiltà e coraggio, amico mio, a questa Chiamata del
Signore, “radicata nel Battesimo e inserita nella
Chiesa” (Cei, La Formazione dei Catechisti, n 11.); Tu sei
stato chiamato ad essere “Animatore di Comunità”,
Testimone ‘qualificato’ di Gesù, il ‘Segno’ che Gesù è
vivo oggi e opera ancora (Evangelii Nuntiandi, 46,76).
Perciò sii amorevole accompagnatore che si lascia
guidare dallo Spirito all’ascolto dell’unico Maestro che
abita il tuo cuore per incoraggiarti, sostenerti,
accompagnarti e guidarti nel mandato!
RICORDALO sempre,
Amico di Gesù:
- fare Catechesi non è svolgere
una ‘lezione’ o ‘coprire una classe’ o far
passare ‘l’ora di catechismo’, ma, è favorire
l’incontro con Gesù vivo, Maestro unico e Verità assoluta,
che, di settimana in settimana, di Domenica in
Domenica, di giorno in giorno, ci fa aderire sempre più
alla Sua Persona, unica Speranza e Salvezza;
- fare Catechesi è condividere con i Ragazzi il
Vangelo, far loro scoprire che sono chiamati alla felicità,
andando incontro a Gesù Cristo e ponendosi ‘dietro’ a Lui
per seguirLo per tutta la vita;
- fare Catechesi è Annunciare, Celebrare,
Testimoniare che essere cristiani è bello e rende
liberi e fa’ felici!
Gruppo dei Catechisti
Non dimenticare, inoltre, Amico
della Comunità che dire Catechesi è dire Chiesa. I
Catechisti sono “Chiesa” e ‘lavorano’ come “Chiesa” e
partecipano alla Missione della Chiesa che Annuncia,
Celebra e Vive Gesù Cristo. Tu sei stato chiamato ad
essere protagonista nell’Edificare e Formare il “Gruppo dei
Catechisti”, fino a farlo crescere e diventare ‘piccola
Chiesa’! Ti assicuro che lavorare ‘in gruppo’ è un
dono, oltre, che è bello!
Per questo, Impara, con santa umiltà
che il ‘Gruppo dei Catechisti’:
- non è un “Consiglio di Classe” che decide ‘cosa’ dire ai
ragazzi, quando dura la ‘lezione’, né ‘luogo’ per
affermare se stessi, la propria bravura e i propri meriti
presunti, fin qui acquisiti;
- è, invece, solo Comunità di Credenti che si fonda e
si edifica sul Comandamento dell’amore vicendevole e sulla
‘Correzione fraterna’, con tutte le conseguenze pratiche che questi
comportano;
- non è un Gruppo propriamente teologico, ma ha il compito
di scoprire insieme il ‘cosa è’, o meglio, il ‘Chi è’ della
Fede e come Ascoltare la Parola e tradurla in Annuncio.
Compito, allora, del Gruppo dei
Catechisti è mettersi in ascolto della Parola per conoscerla sempre
di più, nella sua pienezza, con precisione di linguaggio, per
poterla annunciare con chiarezza, facendola ‘risuonare’
nel linguaggio dei Ragazzi quale risposta alle loro
domande ed attese. Il tuo Gruppo, infine è il ‘luogo della
Verifica’, dello stare bene insieme, del come favorire
l’armonia, il dialogo, la buona convivenza, il reciproco
arricchimento e la bella amicizia.
La VERIFICA e la CORREZIONE sono
necessarie e indispensabili
A proposito di
Verifica, amico mio, ti dico con franchezza che se non hai il
coraggio di affrontare la verifica e la correzione, non puoi
renderti conto degli errori commessi e delle cose belle fatte e
rischi di andare avanti per abitudine e senza cambiare nemmeno una
virgola di quanto hai fatto gli anni scorsi!
Nella verifica, salutare anche per tutto il Gruppo, non
dobbiamo né sentirci processati, né criticati dal
confronto con gli altri: la Verifica, infatti, ha solo lo scopo
di aiutarti a migliorare nel tuo servizio!
Inoltre, ponilo bene in mente, fedele e gioioso ‘comunicatore’
di Gesù, Noi siamo chiamati a verificare non per denigrare
il lavoro degli altri, né per mostrare e porre in bella mostra le
nostre qualità e il nostro lavoro!
CURA, soprattutto, la tua
SPIRITUALITÀ
- VIVI di Fede-Speranza-Carità;
NUTRITI di ‘ogni Parola che esce dalla bocca di Dio’; SII
sempre ANIMATO da intenso spirito di Preghiera che farà
crescere l’intimità con il Signore - ADEMPI il ‘Servizio
della Parola’ in comunione con la Chiesa della
quale devi essere fedele portavoce;- LASCIATI GUIDARE sempre
dallo Spirito unificatore e vivificatore, l’Agente
principale dell’Evangelizzazione (Evangelii Nuntiandi,75); VIVI
un’intensa Vita Liturgica e Sacramentale e NUTRI un grande
AMORE per l’Eucaristia;-ABBI grande AMORE per i Ragazzi, sii
sempre attento e sensibile alla loro realtà esistenziale e alla loro
‘cultura’, e con profonda umiltà e fiducia, sii
‘ACCOMPAGNATORE’ e docile Strumento nelle mani di Dio nel
guidarli nella crescita della fede. Infine, DEVI TESTIMONIARE
l’autenticità del tuo Annuncio con la SANTITÀ della tua VITA
e con la coerenza nella vita morale.
RICORDATI, inoltre,
- di non dare a Dio e alla tua Comunità
solo scampoli della tua vita e del tuo tempo;
- di preparare accuratamente, nello studio, nella
competenza e gioia di comunicare, l’Incontro che deve essere
bello, interessante, comprensibile, fedele al Maestro,
vivo e vitale;
- di non sentirti mai preparato abbastanza: non lo si è mai;
- di sentirti solo a servizio dell’educazione alla Fede e
desidera solo ciò che Gesù stesso ha desiderato per i Suoi:
che abbiano la vita in abbondanza, che siano sempre nella gioia, che
siano perfetti nell’unità;
- di vivere di Eucaristia, Fonte e il Culmine
della vita cristiana;
- di non disertare il Giorno del Signore, della Comunità,
della Famiglia e della Carità;
- di celebrare il Sacramento della Riconciliazione e
di pregare tanto, di ascoltare e accogliere la Parola e
di meditarla nel cuore; invocare lo Spirito Santo perché ti
custodisca fedele nella tua vocazione;
- di tendere alla santità nella testimonianza e coerenza
perché possa indicare, con l’esempio, la via della santità ai
‘piccoli’ che Dio, attraverso la Chiesa, ti ha affidato e dei quali
sarai responsabile se avrai scritto un’immaginediversa di
quella che Gesù ci ha rivelato;
- di amare solo il dono della Missione e i
Destinatari che ‘accompagnerai’ e, mai, te stesso;
- di essere umile e ubbidiente ‘strumento’ nelle mani di Dio e di
saper esprimere, nella Chiesa e nella vita, la bellezza e la ‘felicità’
di essere cristiano;
- di cercare, nella Missione affidatati, esclusivamente
la gloria di Dio e la formazione di te stesso prima e poi
quella dei Ragazzi. Non cercare mai te stesso;
- di avvisare dell’eventuale e motivata assenza all’Incontro,
in tempo, e non all’ultimo momento, personalmente
il Parroco o i Responsabili;
- di arrivare, almeno un quarto d’ora prima dell’Incontro
per la preghiera personale, per accogliere i Ragazzi, per
dialogare con i Genitori e per prendere accordi precisi con
loro circa l’ENTRATA e l’USCITA dei Figli.
Coraggio, Amici!
È Gesù che CI CHIAMA!
Allora,
ALZIAMOCI e
ANDIAMO!
Con affetto e fiducia
il tuo Don
29 settembre 2013
Il Vangelo della Domenica
26a Dominica Ordinaria, 29 Settembre 2013,
(Fai clic qui per
la meditazione integrale dell'Omelia)
Dio soccorre il povero e rende giustizia agli oppressi
Il gravissimo peccato di omissione
Gesù
descrive la vita sprecata e dissipata di quel ricco frivolo nei
suoi vestiti raffinati e gaudente e lascivo nei suoi banchetti
ripetuti, perché vuole richiamare la nostra attenzione
soprattutto su colui che, affamato, povero, piagato e giacente
alla sua porta, tendeva le mani per gli avanzi che cadevano
dalla sua tavola sovrabbondante: “ma nessuno gliene dava”!
Quanto o cosa gli costava aiutarlo? Bastava aprire la porta,
tendergli la mano, rialzarlo e rifocillarlo! Ma non l’ha fatto!
Ha omesso di soccorrerlo, di aiutarlo, di amarlo! Il suo è un
peccato di omissione, uno di quelli che noi non consideriamo più
peccato! Non ha visto, non ha voluto vedere, non se ne è voluto
accorgere, non ha fatto nulla per lui! Ma, non accorgersi
dell’affamato, non donare al povero, non fasciare le piaghe, non
aprire la porta, la casa, la tavola al mendicante affamato,
insulta e offende Dio e ci pone fuori l’amore!
Dio è la suprema ricchezza per la vita dell’uomo
In questa Domenica siamo interpellati
dalla Parola per scegliere la condivisione fraterna dei beni
e siamo invitati a non partecipare all’orgia dei dissoluti
contro gli oppressi, i poveri e deboli del mondo.Lazzaro, il
povero, escluso dalla vita dei ricchi in terra, trova solo nei cani
(considerati, dalla mentalità biblica, animali impuri,
ripugnanti e cattivi, Sal 22,17.21; Pr 26,11; cfr anche Mt 15,27)
‘pietà’ e ‘compassione’, ora, in cielo trova pace nel seno di
Abramo, mentre quell’epulone, sempre gaudente alla faccia
dei poveri, è precipitato e inabissato nel fuoco che
non consuma in eterno! Il primo ha un nome, il secondo no, in
quanto il suo disumanizzante egoismo e sfrenato piacere
lo hanno svuotato anche della sua identità. La morte di entrambi
provoca il rovesciamento di posizioni: qui non si verifica la
vendetta o la rivalsa di Dio su coloro che si sono dimenticati di
Lui, ma in realtà viene tolta la maschera di ipocrisia indossata
nella vita terrena. Gesù, anche, in questo brano, non condanna
tanto la ricchezza e i beni, ma, ci mette direttamente in
guardia dai pericoli e ci fa vedere a quale squallore
interiore può portarci l’assolutizzazione della ricchezza:
rende stolti, ottusi, ostili, accecati, sordi al
grido del povero affamato, piagato, denudato, giacente
permanentemente alla porta del cuore occupato e indurito e, perciò,
incapace di cogliere i segni e gli inviti di conversione che
gli vengono offerti dalla Parola viva che annuncia questo
meraviglioso capovolgimento di situazione che la Risurrezione
realizza nel Regno della vita eterna. Il comportamento del
ricco epulone gaudente, assordato
e
accecato dal proprio io a tal punto da non sentire
l’urlo e da non scorgere all’uscio del suo palazzo,
arroccato e ammantato com’è di fatuo lusso e
stordito di piaceri deludenti e rattristanti, quel
miserabile suo fratello, piagato dal suo egoismo che lo
perderà e lo sprofonderà per sempre negli inferi
di fuoco e tormenti eterni.
Anche, Amos richiama, rimprovera e rinfaccia alla classe
dirigente la loro condotta spensierata, viziosa che si
disinteressa delle necessità reali del popolo che va sempre più in
rovina! Non ha paura il profeta a smascherare severamente, senza
ipocrisia e servilismo, le classi dirigenti del suo tempo nella loro
condotta malvagia, iniqua e irresponsabile che si disinteressa delle
necessità vere e urgenze primarie del popolo amato da Dio! Guai agli
spensierati dissoluti e gaudenti che non si danno pensiero dei
poveri e non si prendono cura dei mendicanti affamati e giacenti
morenti accanto alla loro lauta mensa! La loro “orgia spensierata”
li condurrà a perdizione e a dissoluzione. Ma, oggi, la situazione
non è peggiorata e si è aggravata? Quel grido profetico di dolore,
‘guai’ (hoj), tipico lamento che si faceva per un morto, non
giunge forse fino a noi contro gli ‘spensierati’, i ’dissoluti’ e
gli ‘epuloni’ di oggi? Se le parole roventi, i “guai” pronunciate
dal leone ruggente, Amos, erano indirizzate ad una società
fondamentalmente povera, quali parole dovrebbe essere usate per le
nostre società opulente e ingiuste, caratterizzate dal più sfrenato
e sfacciato consumismo ed edonismo, capaci solo di creare un numero
sempre più limitato di epuloni ed una massa sempre più crescente di
poveri Lazzari
?
Perciò, la seconda Lettura ci esorta ad evitare tutte queste cose:
lo smodato desiderio di possedere ed accumulare, le ‘bramosie
insensate e dannose della avidità e cupidigia di denaro,
radice di tutti i mali che fanno deviare molte persone dalla
fede, per tendere, quali uomini di Dio, alla giustizia, alla pietà,
alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza e cercare di
raggiungere la vita eterna’.