30a Domenica Ordinaria, 27 Ottobre 2013

Chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato.
L’umiltà è riconoscere il proprio debito di amore davanti a Dio che dona la grazia di tornare a casa giustificati. Riconoscersi peccatori davanti a Dio e confessarlo, non si traduce in rimorso angosciante, non genera senso di colpa opprimente, ma dona solo gioia della liberazione e gratitudine per la grazia che cambia la vita. Tornò a casa sua giustificato, perché chi si umilia sarà esaltato e chi invece si esalta sarà umiliato (cfr il canto di Maria Magnificat, Lc 1,51-53 e i “beati” e i “guai”, Lc 6,20-26).

Due uomini salgono al Tempio a pregare
Un fariseo, molto osservante, ma, per nulla credente, che va al tempio solo per fare l’elogio di sé e dei suoi meriti! Io… io… io… sempre io, soltanto io, ovunque, al centro del tempio solo io! “O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri!” Come inizio, non c’è male! Io… io… iosono religiosissimo, scrupoloso osservante di ogni minima prescrizione della Legge: tutti i digiuni li faccio io; i versamenti delle decime li pago io; le preghiere le dico io, il mio grazie a Te lo manifesto io: una caricatura di preghiera, al cui centro ci sono io e non Dio! Al centro della sua preghiera non c’è Dio, c’è solo il mio ’io’, assai soddisfatto dei propri atti virtuosi e compiaciuto dei propri meriti acquisiti e delle sue pretese credenziali nei confronti di Dio! Io, sempre io, solo io: un singolare piccolo e meschino, racchiuso e soffocato nel proprio superbo orgoglio spirituale! “Ti ringrazio” perché io sono buono e non come questo qui, che mi fa schifo solo a guardarlo, che mi disgusta averlo incontrato qui, in questo luogo sacro! Povero, illuso praticante ateo che hai posto al centro della tua vita e della tua ‘preghiera’ il tuo io, togliendo Dio e ti cerchi di appropriare di Lui, facendotene un privilegio esclusivo, escludendo gli altri dal Suo amore! Il pubblicano, un credente poco osservante, che si affida, però, a Dio pietoso attraverso il riconoscimento del suo peccato e la sua preghiera umile e fidente: Dio, abbi pietà di me peccatore”! Questo pubblicano si presenta a Dio a mani vuote, sa di non aver nulla da offrire, se non i suoi peccati. Si reca al Tempio per pregare, per confessare la sua estrema povertà interiore e invocare pietà per i suoi peccati, sapendo benissimo di non aver nessuna giustificazione e nessun merito da far valere e accampare: va solo spinto dalla speranza e sorretto dalla certezza dell’amore pietoso: “Abbi pietà di me”! Questi - e solo questi - “tornò a casa sua giustificato”, sentenzia Gesù e senza appello!

Noi saliamo al Tempio, andiamo in Chiesa a che fare? Si va al Tempio non per vantare meriti e ad incassare crediti, ma per riconoscere i propri debiti (e sono tanti) e chiedere ed invocare misericordia e ad essa affidarsi e consegnarsi. Tutti siamo sempre in debito di amore e riconoscenza nei confronti di Dio e abbiamo un debito, che cresce sempre di più: quello dell’amore vicendevole. Riconoscere questi debiti, uno verso Dio e l’altro verso il prossimo, è l’inizio della vera preghiera. Nessuno di noi è in pareggio, né tanto meno in credito: siamo tutti debitori verso Dio e verso quei fratelli che abbiamo giudicato e condannato senza pietà e giustizia, con odio feroce e disprezzo spietato.
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2 Novembre 2013, (Fai clic qui per il messaggio integrale)

Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti,
Credo la Comunione dei Santi e la Risurrezione della carne

L’Eucaristia, Celebrazione del Mistero Pasquale di Cristo, ci pone in comunione con tutti i Fratelli che ci hanno preceduto nel segno della Fede e dormono il sonno della pace, nell’attesa della Risurrezione

Celebriamo insieme l'Eucarestia, Pasqua del Signore,
per Annunciare la Sua Morte, Proclamare la Sua Risurrezione, nell'Attesa della Sua Venuta alle ore 08.30 e 17.00 in Parrocchia e alle ore 10.00, nella Cappella del nostro Camposanto, nella certezza che
SIA CHE VIVIAMO, SIA CHE MORIAMO, SIAMO DEL SIGNORE (Rm 14, 7)